DEWA BUDJANA – Jaged Kayhangan

dewa budjana

 

DEWA BUDJANA

Jaged Kayhangan

(Moonjune Records 2013)

 

Non ci sono dubbi, Leonardo Pavkovic e la sua casa discografica devono credere moltissimo in questo chitarrista indonesiano recentemente approdato alla scuderia della Moonjune Records, questo nuovo CD è infatti il secondo in poco meno di un anno ed un terzo è già annunciato per gennaio: non solo, basta ascoltare il disco per capire che la fiducia in Deva Budjana è più che ben riposta.

Il nostro, non più un ragazzino visto che lo scorso agosto ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni, ha alle proprie spalle una prolifica discografia tra le fila della pop rock band Gigi, oltre ad alcuni album a proprio nome, ma in questo periodo sembra davvero più ispirato che mai, registra i propri dischi negli Stati Uniti, all’insegna di una fusion elegante e intelligente, e si serve di fior di musicisti dal pedigree assai altisonante.

Se il precedente disco, Dewa In Paradise, era uno splendido esempio della capacità compositiva di Budjana , in bilico tra i suoni occidentali a cui si rifà abbondantemente e le matrici asiatiche che ha nel DNA, ora l’asse si è spostato dalla musica dei suoi esordi verso orizzonti più legati al jazz e alla musica fusion, per quanto in alcune composizioni emergano evidentemente e talvolta prepotentemente le sue influenze iniziali.

Così accanto a brani dichiaratamente jazz come Dang Hiang Story o la languida title track, il disco offre prelibatezze come la zappiana Erskoman, l’etno-rock di Guru Mandala e l’avvincente As You Leave My Nest, cantata da Janis Siegel (che ne ha scritto anche il testo), proprio quella dei Manhattan Transfer, che impreziosisce non poco il già bel lavoro del chitarrista, che si occupa delle melodie ben coadiuvato dall’organo hammond  di Larry Goldings, altro solista e session man dalla chilometrica discografia. Alla batteria siede Peter Erskine, pluridecorato session man per un certo periodo nei Weather Report, al sax c’è Bob Mintzer, ex Yellowjackets, e il basso è suonato da Jimmy Johnson (con James Taylor, Albert Lee, Kenny Loggins e Stan Getz, tanto per comprovarne la poliedricità); Deva Budjana compone tutto e dirige la banda, mettendo a segno un altro ottimo colpo, il secondo in pochi mesi.

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