Vuoi vedere che…

Nel numero in questi giorni in edicola di “Wired” (7/2009) a pagina 48 potete trovare un trafiletto, a firma Nicola Nosegno, titolato “Bye Bye CD”. L’autore si unisce al coro degli osservatori del mercato discografico che commentano il difficile momento di questo supporto fonografico, sottolineando come il vecchio vinile sia tornato a far parlare di sé, ricomparendo nei negozi di dischi. L’autore ipotizza anche che, forse, i primi a voler far resuscitare i dischi in vinile potrebbero essere proprio le case discografiche, visto che la tecnologia ha di fatto scavato la fossa al CD “il supporto meno amato delle storia della musica registrata”. L’ipotesi è affascinante e anche praticabile.

Del resto, come già abbiamo fatto notare in questo Blog, soprattutto le etichette indipendenti, unica e ultima barriera all’abbruttimento globale, realizzano tranquillamente non solo LP ma anche 45 giri, spesso interessanti e con inediti o versioni differenti o dal vivo di brani noti. I primi problemi che mi vengono in mente dopo affrettata riflessione riguardano la marcificazione intellettuale delle major che dovrebbero recitare un infinito mea culpa e reinventarsi, tornando alle origini, evitando di pagare milioni di dollari alle presunte star per presunti dischi di presunta musica, e tentare la strada della qualità globale del prodotto discografico, tanto ormai, e non lo scrivo con soddisfazione, piuttosto con rabbia, hanno ben poco da perdere.

Altro problema, ma forse oggi è il minore, occorrerà trovare buoni argomenti per convincere il mercato che per vent’anni abbiamo scherzato, che non è vero che il CD è meglio dell’LP, che anzi forse si sente meglio, che analogico è bello e digitale è brutto. Un altro problema sono le leggi del mercato, e nell’economia mondiale basata sulla forsennata ricerca della redditività a tutti i costi, e in tempi brevi, non è un problema da poco.

Ricostruire una parvenza di dignità alla cultura musicale, educare le masse cercando di spiegare che la musica non è solo intrattenimento o godibile sottofondo è oggi impresa titanica.

Ma questo mercato c’è, e non lo diciamo noi che siamo malati di vinile e quindi poco attendibili, ma lo confermano negozi e anche librerie, addirittura anche i centri commerciali dove il disco in vinile ha fatto la sua ricomparsa, e se c’è vuol dire che si vende. Quindi grazie a Nicola Nosegno per la sua piccola goccia di speranza che finisce nella attuale pozzanghera dell’oblio vinilico. Una pozzanghera che, da grande, vuol diventare un laghetto. Chissà, continuiamo la nostra danza della pioggia.

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