WATER AND SAND – Water And Sand
di Paolo Crazy Carnevale
17 gennaio 2017
WATER AND SAND – Water And Sand
(Blue Rose/IRD 2016)
Parte il primo giro a vuoto di chitarra acustica e il flash immediato è l’impressione di trovarsi alle prese con il Dylan più folk, quello dei primo tre dischi, l’intro di Far And Fallen, brano che apre il disco, è spiazzan te, viene da domandarsi quale brano di Bob sia quello che sta iniziando, la suggestione è tale che ti aspetti davvero che da un momento all’altro partano un giro di armonica o la voce rauca che ben sai. E invece no, è la voce di Todd Thibaud che si innesta su quel giro di chitarra in sincronia con un delizioso mandolino, probabilmente suonato dal produttore del disco Sean Staples.
Già, perché Water And Sand, nome del disco e del duo titolare, è un progetto che vede coinvolto il cantautore del Massachusetts in tandem con la cantautrice Kim Taylor, il tutto sotto l’ala protettiva intelligente di Sean Staples appunto. Un prodotto riuscito e ispirato che potrebbe anche andare lontano con un po’ di fortuna, se non resterà nel limbo sovraffollato delle autoproduzioni – i soldi per registrarlo sono stati messi insieme con uno degli ormai abituali crowdfunding –, con i due titolari complici alla pari ed impegnati a mettere insieme una manciata di belle composizioni che non possono non richiamare alla mente altre operazioni del genere con voce maschile e femminile. Nella più pura tradizione della musica country, e del country-rock a seguire, così come della scuola di cantautorato sudista. La differenza sostanziale è proprio nel budget, una volta c’erano le case discografiche che mettevano a disposizione i soldi per registrare i dischi, oggi le case discografiche vere e proprie non esistono più, ci sono delle piccole label che ti danno un minimo di aiuto nella promozione e nella distribuzione, giusto per non dover usare il tuo nome come nome dell’etichetta, ma per il resto devi fare tutto da solo, o quasi.
Nel caso della Taylor e Thibaud, l’operazione sembra proprio riuscita bene: la produzione è oculata, attenta ai suoni scarni e le voci si combinano bene, ricreando atmosfere che rimandano a Gram e Emmylou, ma anche alle cose più recenti della Harris, nulla di nuovo o innovativo, ma senza dubbio un prodotto all’altezza. Una decina i brani inclusi nel disco, magari un fiato malinconici, ma questo è il genere, con accorate esecuzioni vocali (ascoltate ad esempio Stars Will Guide Us), o con melodie che catturano (Before I Disappear su tutte, ma anche Beauty And Cost, My Amends), spesso caratterizzate da una pedal steel guitar che commuove e tesse le trame nel background come fosse un organo hammond.
Devo dire che non sono mai stato un grande entusiasta di Thibaud, sia da solo che come componente di band estemporanee come gli Hardpan, ma il connubio con la cantautrice (già opening act degli Over The Rhine e di Grace Potter And The Nocturnals) è decisamente riuscito, come suggella anche il delicato brano di chiusura del disco, quello che dà nome al CD e al duo.