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WALTER SALAS HUMARA – Work: Part One

di Paolo Crazy Carnevale

18 marzo 2016

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Walter Salas-Humara – Work: Part One (Blue Rose/IRD 2016)

Freschissimo di stampa questo disco pubblicato dalla germanica Blue Rose, etichetta da sempre molto attenta ad una certa scena musicale Americana legata al genere roots/americana (definizione che personalmente non ho mai tollerato, ma che uso mio malgrado per farvi capire con che tipo di disco abbiamo a che fare) al pari della connazionale Glitterhouse: confesso che il nome del titolare non mi diceva nulla e pensavo si trattasse dell’ennesimo newcomer del genere. Quando ho fatto le mie ricerche per sapere qualcosa di più su questo signor Salas-Humara ho scoperto che si tratta di un personaggio che è sulla breccia da parecchio tempo e che è stato leader dei Silos, band americana di cui mi era nota l’esistenza ma che mai avevo ascoltato, molto attiva negli anni novanta di cui ha fatto parte anche il buon Tom Freund, ora cantautore a proprio nome e da sempre molto vicino a Ben Harper. Salas-Humara, il cui cognome tradisce evidenti origini cubane, dei Silos era il personaggio principale e continua a cavalcare le scene come solista: il suo disco precedente risaliva al 2014 ed aveva destato abbastanza interesse, tanto da spingerlo a rimettere mano su alcune delle sue vecchie composizioni rivisitandole in maniera minimalista, con arrangiamenti acustici ed essenziali. Premetto che non conosco le versioni originali e quindi baso – come credo sia giusto – questa recensione sulle impressioni suscitate da queste riletture acustiche. Il songwriting di Walter Salasa-Humara non mi pare male, nulla di trascendentale, beninteso: vale il discorso che di autori così negli Stati Uniti (ma anche altrove) ormai ne vengono fuori a bizzeffe e molti si mantengono su una media qualitativa più che dignitosa. Il nostro oriundo cubano non sfugge alla categoria di cui sopra e inoltre non mi pare dotato di una voce particolarmente originale. Oltre a lui e alla sua chitarra ci sono una voce femminile che gli dà una mano qua e là, un bel violino e qualche strumento a corda affidato al produttore del disco, Richard Brotherton, ma in realtà il disco pare mancare di una produzione vera e propria, nel senso di produzione artistica, ricerca di una sonorità che lo faccia elevare su quella moltitudine anonima e sconosciuta di cui il genere sembra pullulare; certo, in brani come Susan, Margaret o nella riuscitissima I’m Over You, che beneficia di un buon refrain e su begli interventi strumentali, il progetto funziona bene, ma altrove sembra di avere a che fare con dei demo accurati ma senza troppo corpo (Caroline o Commodore Peter ad esempio). L’impressione è che Walter Salas-Humara abbia voluto battere il ferro fin che è caldo, come si suol dire, sfruttando il buon momento innescato dal disco precedente, consegnando al pubblico un disco che probabilmente è abbastanza simile a quello che possono essere i suoi concerti da solo. Quel che da maggiormente da pensare è il titolo del disco, Work: Part One, che fa supporre ci si debba aspettare prima o poi una seconda parte. Ma forse anche no… Nei video su youtube in cui Salas-Humara è accompagnato da un gruppo, che siano i Silos o altri musicisti, il risultato è senza dubbio più accattivante.

Rimandato a settembre.