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THE MINERS – Megunticook

di Paolo Baiotti

13 novembre 2022

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THE MINERS
MEGUNTICOOK
Match-Up Zone 2021

Attivi dal primo decennio del nuovo millennio nell’area di Philadelphia, i Miners si sono evoluti da quando ne ha preso le redini Keith Marlowe, diventando voce solista, chitarrista, produttore e principale se non unico compositore. Nel 2012 hanno pubblicato il mini album Rebellion; da allora la formazione è cambiata con l’inserimento di Brian Herder (pedal steel, dobro, slide), Gregg Kiestand (basso) e Vaughn Shinkus (batteria), insieme da cinque anni, aiutati in studio da Bob Lowery ai cori e all’armonica e da Joe Kille al violino. Sono passati nove anni prima della pubblicazione dell’esordio su lunga durata, con una modifica del suono verso un alternative country che in alcuni momenti ricorda band come Son Volt, Whiskeytown e Jayhawks, mentre in altri è più fedele alle radici country, mantenendo sempre una notevole scorrevolezza e un apprezzabile gusto per la melodia. Il disco raccoglie tracce scritte nell’ultimo decennio con dei testi personali ed emozionali, mentre nel suono spicca la pedal steel eccellente di Herder. Il titolo si riferisce ad un lago nel Maine caro alla famiglia di Marlowe e l’album è stato pubblicato anche in vinile da 180 grammi dalla label personale del leader.
Si passa dall’elettroacustica ballata roots-country Without You al rock di Call Me Up, dall’up-tempo country di Walnut Lane all’alternative country fluido di Leaving For Ohio con un riff alla Son Volt, dalla melodica Natalie (scritta nel ricordo della nonna di Keith morta per demenza senile) con una pedal steel da applausi a Black Bart che ricorda il suono californiano dei seventies, dalla byrdsiana Apologize al mid-tempo melodico The Day The Drummer Died (in cui viene ricordato un amico batterista morto a sedici anni in un incidente d’auto) con un mix di armonica, chitarra e banjo senza una attimo di noia, per chiudere con la tradizionale Cardboard Sign, un country/folk in cui si intrecciano violino, contrabbasso, banjo e mandolino,

Paolo Baiotti