SURRENDER HILL – River Of Tears
di Paolo Baiotti
16 maggio 2025
SURRENDER HILL
RIVER OF TEARS
Blue Betty 2024
Robin Dean Salmon (voce, chitarra, B3 e dobro) e Afton Seekins (voce e percussioni) sono la coppia che ha formato il duo Surrender Hill dopo una serie di esperienze soliste. Robin Dean è cresciuto in Sud Africa ed è tornato in Texas nel ‘77 quando la famiglia, in contrasto con la politica di apartheid del paese, si è trasferita acquistando un ranch. Quindi ha assorbito la tradizione country locale mischiata con il punk di fine anni Settanta. Dopo un’esperienza rock con la Sony è tornato alle radici country; successivamente ha conosciuto Afton cresciuta tra l’Alaska e l’Arizona, passata attraverso un’esperienza di successo come coreografa, con la quale si è sposato. I due hanno esordito nel 2015 con l’omonimo album seguito da altri cinque dischi, il più recente Just Another Honky Tonk del 2022 che ha riaffermato la passione per il country classico con influenze pop e rock. Le due voci si compensano: entrambe melodiche e morbide al punto giusto, con venature soul. A differenza del passato le canzoni sono state scritte individualmente e hanno riferimenti personali legati alla famiglia e alla perdita di persone care.
Registrato nel Blue Betty Studio della coppia situato nella città di Ellijay in Georgia dove vivono, con Jonathan Callicutt e Mike Waldron alla chitarra, la sezione ritmica che li affianca anche dal vivo formata da Matt Crouse alla batteria e Drew Lawson al basso, il prezioso aiuto di Mike Daly alla pedal steel e al dobro nonché di Eric Fritsch, Kris Crunk e Kevin Thomas che si sono alternati alle tastiere, River Of Tears non si distacca dal precedente se non per qualche dose di rock in più in tracce come Palomino di stampo roots texano, Pining Over You in cui la voce di Robin ricorda Joe Ely e Rent Is Due. Nel complesso vengono sempre privilegiati i tempi lenti di ballate country, tra le quali spiccano River Of Tears con un testo relativo al loro rapporto personale, Get Out Of Your Way, la delicata In Our Time, il sofferto mid-tempo Cry Baby, la riflessiva End Of The Line indurita da una chitarra incisiva e Great Divide.
River Of Tears scorre piacevolmente ma, come già notato ascoltando un paio di loro dischi, una sforbiciata a tre o quattro tracce che si assomigliano troppo avrebbe giovato alla compattezza dell’album.
Paolo Baiotti