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SOFT WORKS – Abracadabra In Osaka

di Paolo Crazy Carnevale

24 febbraio 2021

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Soft Works – Abracadabra In Osaka (Moonjune Records 2021)

La genesi di questo lavoro che inaugura le pubblicazioni dell’etichetta Moonjune per il 2021, risale addirittura alle origini della sua attività, quando la Moonjune, che oltre a fungere da casa discografica è anche un’agenzia che organizza tour ed eventi, stava muovendo i primi passi lavorando a stretto contatto con alcuni ex componenti dei Soft Machine, il grande amore di Leonardo Pavcovich, anima della label.
E il nome usato dal quartetto protagonista di questo doppio cd dal vivo la dice lunga sulle connessioni con la band inglese: dietro il nome Soft Works ci sono infatti il chitarrista Allan Holdsworth (con i Soft Machine dal 1973 al 1975), il batterista James Marshall (dal 1972 al 1978 e poi a più riprese fino ad oggi), il bassista Hugh Hopper (dal 1968 al 1973) e il sassofonista Elton Dean (1968-1973).
A buon diritto si può dire che se non ci fosse stato il gruppo dei Soft Works non ci sarebbero state le successive reincarnazioni sotto il nome di Soft Machine Legacy e in tempi recenti il ritorno all’uso del nome originario della band di Canterbury, caratterizzata sì da frequenti cambi di formazione, ma sempre all’insegna di una certa eccellenza.
La gestazione del disco di studio uscito nel 2003 col titolo di Abracadabra non fu certo facile, vista la presenza di un pignolo come Holdsworth, molto concentrato e mai contento dei suoni della sua chitarra. Il disco e i pochi concerti ad esso collegati sono però rimasti un must per i fan, qualche concerto in Europa (Italia inclusa), un festival in America, e qualche apparizione in Giappone, a Tokyo e Osaka, da cui è tratto il live in oggetto.
Proprio quest’ultima data fu fatta registrare professionalmente, rimasta inutilizzata però per lo sbandamento del quartetto – più che altro dovuto all’abbandono del sempre insoddisfatto chitarrista – e per la difficoltà di aggiustare adeguatamente i suoni.
Dopo diciott’anni, con tre dei protagonisti passati a miglior vita e con una tecnologia che ha fatto passi da gigante, vede la luce questo concerto di Osaka, dedicato ovviamente ai tre scomparsi e con un magistrale lavoro di mastering e missaggio effettuato dal chitarrista/produttore Mark Wingfield nel suo studio nel Cambridgeshire alle cui cure sono stati affidati i nastri originali.
Il disco non deluderà certamente gli appassionati di jazz-rock e Canterbury sound, avvezzi alle sonorità dei Soft Machine, infatti, al fianco dei brani contenuti in Abracadabra, ben sei su undici (tra cui spiccano First Trane composta da Hopper e Baker’s Treat di Elton Dean), ci sono riprese di brani che figuravano sui dischi del gruppo madre: un’ispirata Kings And Queens (che stava su Fourth), Has Riff (firmata anche da Mike Rathledge e finita poi su Live Adventures dei Soft Machine Legacy), Facelift (scritta das Hopper per il terzo disco, Third).
Terminata l’avventura e perso per strada Holdworth, gli altri tre soci un anno dopo erano già pronti per dare un seguito a quell’esperienza, stavolta sotto il nome di Soft Machine Legacy, sostituendo il chitarrista con John Etheridge, lo stesso che lo aveva sostituito nel 1975 nel vecchio gruppo.

Paolo Crazy Carnevale