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SIRKIS/BIALAS IQ – Our New Heart

di Paolo Crazy Carnevale

23 febbraio 2020

Sirkis Bialas IQ[1736]

SIRKIS/BIALAS IQ – Our New Heart (Moonjune Records2019)

Dal 2014 il batterista israeliano Asaf Sirkis ha unito le proprie forze e i propri tamburi alla voce della cantante polacca Sylwia Bialas. Sirkis, nel cui carnet ci sono collaborazioni con John Abercrombie, Soft Machine, Larry Coryell e Wilko Johnson (tanto per dare un’idea della sua poliedricità), e la Bialas (che è anche autrice dei testi del gruppo oltre che di parte delle musiche) guidano il quartetto (l’acronimo IQ sta per International Quartet visto che a completarlo ci sono il tastierista Hank Harrison e il bassista Kevin Glasgow , entrambi britannici, anzi il secondo è scozzese come il nome fa ben supporre) che è tornato in studio per questo doppio CD dopo l’acclamato debutto del 2014, Come To Me.

Il disco si divide in due parti ben distinte, una prima più orientata verso una fusion che richiama abbastanza direttamente le sonorità sviscerate da questo genere degli anni ottanta, con elementi che richiamano certe cose d’ispirazione latina, a dispetto della lingua usata per le parti cantate. Poco meno di quaranta minuti in cui si dipanano cinque composizioni: la Bialas – come nota attentamente Bill Bruford nelle note di copertina – è più che una cantante, la sua voce si integra nel suono del gruppo come uno strumento, tanto che a parte alcune composizioni in cui è anche autrice del testo, rigorosamente scritto nella propria madrelingua, in buona parte di questo Our New Heart si concentra su vocalizzi che duettano perfettamente con il piano di Harrison.

Sono proprio le composizioni cantate quelle che colpiscono maggiormente in questa produzione che non sfigura al fianco delle pubblicazioni Moonjune: a partire dall’iniziale If Pegasus Had One Wing (He Would Fly In Spiral) e proseguendo con l’altrettanto accattivante Land Of Oblivion. Per il brano successivo la paternità è del solo Sirkis che firma Letter To A., mentre la successiva Reminiscence è della sola Bialas, uno strumentale stavolta, sempre che si prosegua con l’idea che la voce dell’autrice sia uno strumento alla stregua degli altri nell’economia del quartetto.

Bello il brano che chiude la prima parte, stavolta con un testo, intitolato Chiaroscuro, ma sempre cantato in polacco.

Il secondo disco si assesta su sonorità più jazz e meno fusion più complessa, meno immediata, a partire dalla lunga suite The Earth Suite formata da due parti, una a firma Sirkis (Rooting) ed una della Bialas (Our New Earth), ancor più estrema sembra essere la struttura di Message From The Bluebird, sempre con la voce/strumento che si inserisce tra piano e percussioni. E sulla stessa onda viaggia Spooky Action, seguita da Nocturnity in cui ritorna la forma canzone ma sempre virata al jazz. La fusion torna invece a fare capolino nella conclusiva Pictures From A Polish Wood (provate ad indovinare chi la firma?), con una parte centrale in cui sul basso di Glasgow che funge da tappeto si sviluppano le tessiture di Sirkis e Harrison.