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AA.VV. – Silver Lining

di Ronald Stancanelli

3 novembre 2015

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Nel novembre dello scorso anno fui invitato da John Strada, valido cantautore emiliano,  in quel di Rovereto sul Secchia ove  Carrie Rodriguez e Luke Jacobs avrebbero fatto un concerto nello  studio di registrazione Music Inside di Daniele Andinetti,  che sarebbe stato registrato per estrapolarne poi un paio di pezzi  per un cd benefico di artisti vari  i cui proventi sarebbero serviti per persone colpite dal terremoto avvenuto in quelle zone il 20 maggio del 2012.

Tralasciando le tragiche note inerenti quel terremoto che purtroppo tutti abbiamo direttamente o indirettamente vissuto ci soffermiamo su questa meritoria operazione che al di la dell’alto valore artistico è cosa decisamente nobile e degna di lode, lo stesso Andinetti perse in quel tremendo frangente  la sua abitazione e lo studio stesso, che ha una piccola stanza con tanto di palco per le esibizioni live,  ebbe notevoli danni.

Il titolo del disco ovvero Silver Lining deriva da un’espressione anglosassone  Every cloud has a Silver lining che pressappoco vuol dire che Ogni nuvola ha il suo lato positivo! Di questi tredici brani non possiamo non citare in primis visto che eravamo presenti sia She aint’ che la strepitosa  Church Bells,  che in coppia  la Rodriguez e Jacobs propongono con grande bravura e profonda passionalità.

Ricordiamo che la splendida musicista texana  vanta nel suo curriculum una manciata di eccellenti album e in alcuni è coadiuvata appunto dal Jacobs che l’accompagna con la chitarra oltre che alla voce. Due perle che rendono appetibilissimo questo cd e non solo per il nobile scopo per il quale è stato concepito. Vari artisti che si sono esibiti al Buscadero Day di luglio sono presenti a questa compilation e ci teniamo a citarli poiché autori nel festival buscaderiano di eccellenti performance che ci hanno entusiasmato e qua presenti con brani di alto valore professionale e agonistico. Due brani per la sorpresa di questo festival, lo svedese Ricard Lindgren autore di un’ora di grande musica che grazie all’apporto della sua fantastica band è stata probabilmente il punto più alto della manifestazione anche se il più atteso era James McMurtry che invece ha un po’ deluso con uno show alquanto monotematico penalizzato dalla mancanza di un’adeguata band di supporto.

Qua Lindgren è presente assieme a Riccardo Maccabruni e Marco Rovino con la toccante Sundown on a Lemontree, che è anche il titolo del suo ultimo cd, e la solare versione da Cohen di Famous Blue Raincoat con una splendida fisarmonica che la rende impedibile. Andrea Parodi che è stato il perno e il cardine del Festival in questione propone con Bocephus King, che è stato invece sicuramente l’anima allegra delle due serate con il suo entusiasmo e la sua splendida disponibilità, grandioso quando in una situazione di disagio creatasi nello show di Bobo Rondelli ha magicamente preso in mano la situazione, una fantastica e dolcissima dylaniana Baby Blue con strofe alternativamente in italiano e inglese, un piccolo masterpiece.

Il tostissimo John Strada assieme ancora al poliedrico Bocephus King ci regala una boccheggiante e solida Dust and Bloods, traduzione della sua Sangue e polvere dall’ultimo album dell’anno scorso Meticcio mentre Jono Manson che fu strepitoso assieme ai Brothers Keeper in questo contesto live propone una Silver Lining, che da poi il titolo alla raccolta, voce e chitarra molto pregna di pathos.   Inoltre rammentiamo con squisito piacere Michael McDermott che  qui regala due pezzi, So I am, dal disco Hey La Hey del 2009   eseguito alla chitarra e il secondo al piano dal titolo Ever After tratto dal cd del 2012 Hit me Back, entrambi piacevolmente affascinanti. Straordinari i redivivi Gang con la fisarmonica di Garth Hudson della Band e il violino di Jason Crosby in Ottavo chilometro dal loro recentissimo album, Sangue e cenere che consigliamo spassionatamente. Infine Mark Olson che propone dal suo album del 1992  Hollywood Town Hall assieme al suo gruppo dei Jayhawks una  straordinaria acustica Two Angels, gruppo che ricordiamo accompagnò Joe Henry in uno dei dischi più belli di quel periodo, l’indimenticato Short Man’s Room.

Chiudono questo splendido cd assolutamente da avere nella propria raccolta di supporti musicali due dolci fanciulle canadesi ovvero Skye Wallace e Miss Quincy in due pezzi dalle rudi e granitiche fattezze, Rumbling Soul e Baby the Should. Album strepitoso, intenti nobilissimi. Tutti i pezzi registrati nel Music Inside Studio eccetto Baby Blue inciso in quel di Como e Ottavo km regalata dai Gang in versione inedita diversa dal disco. Cercatelo assolutamente, farete un regalo a voi stessi e darete un piccolo aiuto a chi da cotanta forza della natura fu colpito. Appaloosa records distribuito da IRD. Perfetta e intensa nella sua drammaticità la copertina.