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SAVOLDELLI/CASARANO/BARDOSCIA – The Great Jazz Gig In The Sky

di Paolo Crazy Carnevale

17 giugno 2016

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SAVOLDELLI/CASARANO/BARDOSCIA – The Great Jazz Gig In The Sky (Moonjune 2016)

A dispetto del titolo e del fatto che a suonarlo siano tre musicisti jazz, questo disco non è a tutti gli effetti un disco jazz. E non è nemmeno un mero omaggio ad uno dei dischi più amati e venduti della musica rock, per quanto la copertina e il titolo non lascino spazio ad indugi: omaggio lo è di sicuro, ma Boris Savoldelli (voce ed effetti vari), Raffaele Casarano (sax) e Marco Bardoscia (basso) ci mettono molto del loro, tanto che il disco si autodefinisce come una sorta di conversazione a tre basata sul celeberrimo The Dark Side Of The Moon. Il tribute a dischi famosi non è certo una novità, pensiamo ai Confederate Railroad che tennero una serie di concerti tematici basati sul Tonight’s The Night di younghiana memoria, al chitarrista jazz Fareed Haque che ha registrato una discutibile versione di Deja Vu, ai Gov’t Mule e ai Phish che una volta all’anno suonano per intero un disco altrui in concerto: i Pink Floyd sono di certo tra i più colpiti dal fenomeno del tributo di questo genere, esiste, tra gli altri, una versione bluegrass di The Wall ad opera di Luther Wright e il Dark Side Of The Moon in questione è stato suonato per intero dai suddetti Phish nel 1998 e in versione country dai Poor Man’s Dream su un disco intitolato Dark Side Of The Moonshine, con colto riferimento all’arte di distillare il whisky al chiaro di luna.

Il lavoro di Savoldelli e soci si indirizza verso una sorta di jazz rock spaziale, laddove il termine jazz rock non va inteso in senso canonico, ma più collegato al fatto che si tratta di jazzisti che suonano un disco tipicamente rock, a dimostrazione di quanto, spesso e volentieri, le definizioni vogliano dire tutto e niente.

Il disco, nato in principio come spettacolo dal vivo, è stato registrato in un paio di giorni, quasi a mo’ di prova, ma pare che quando Leonardo Pavkovich ha scoperto che Boris e soci stavano lavorando sul classico pinkfloydiano abbia voluto a tutti i costi che diventasse un disco da pubblicare sulla sua illuminata etichetta, disco che ora abbiamo finalmente tra le mani. Un disco molto riuscito in cui tra i vari interventi elettronici tipici di certa musica spaziale vengono perfettamente fuori, qualcuna più delle altre, le nove tracce del disco originale. Rispetto alle sue produzioni più tipiche, Savoldelli mette da parte certe soluzioni vocali che lo hanno reso celebre ed apprezzato, in particolare in Russia dove è un’autentica star: la sua voce si presta a dar voce ai brani che conosciamo a memoria dalle voci di Roger Waters e David Gilmour, e i suoi due compagni d’arme gli forniscono una solidissima base sonora ricca di invenzioni quasi impensabili da realizzare con due soli strumenti. Breathe è un grande veicolo per il sax di Casarano, mentre Time, quasi irriconoscibile, è tutta fondata sul gioco dei bassi suonati da Bardoscia, autentica rivelazione del disco. Forse è più difficile accettare la versione manipolata di Great Gig In The Sky, il brano che ispira il titolo di questo tributo, quando si è talmente abituati a quella originale che i Pink Floyd avevano affidato alle corde vocali della strepitosa Doris Troy (molto più che una corista!), ma per contro la versione di Time in cui il brano sfocia è davvero apprezzabile, così come la lunghissima Us And Them, arricchita da un lungo assolo del compagno di scuderia indonesiano Dewa Budjana, che si lancia in un fraseggio che sfugge ogni definizione e calza però a pennello per il quarto d’ora di durata del brano.
Il trittico finale è quasi da urlo, Any Colour You Like/Brain Damage/Eclipse sono qui eseguiti con energia e inventiva fantastiche, gli strumenti e la voce tessono una serie di acrobazie musicali che si lasciano venare di jazz-rock-psichedelia e incursioni swing.