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Rick Shea – Love & Desperation

di Paolo Crazy Carnevale

20 aprile 2021

rick shea

Rick Shea – Love & Desperation (Appaloosa/RD 2021)

Bel colpo quello dell’Appaloosa che si è aggiudicata la pubblicazione italiana di questo nuovo disco di Rick Shea, uscito alla fine dello scorso anno in America e registrato nei mesi della primavera 2020, quando tutti erano chiusi in casa per tenersi al riparo dal covid-19 ed i musicisti coinvolti hanno registrato ciascuno da casa propria.

Shea è sulla scena da molto tempo e non ha mai smesso di pubblicare dischi a cadenza abbastanza regolare, pur non essendo quel che si dice un autore prolifico: valente chitarrista scrive storie che ricordano molto i temi e lo stile dei migliori troubadour dei nostri tempi, da Townes Van Zandt (per andare nelle glorie del passato) a Michael McDermott (per rimanere più vicini ai nostri tempi).

Rick Shea allinea in questo disco una dozzina di composizioni, alcune particolarmente riuscite, altre – quando cerca di inserire strumenti e stili più popolari come cajun e tex-mex – meno interessanti, più qualunque e già ascoltate.

La sua voce ricorda per certi versi il vecchio leone David Bromberg, a cavallo tra sfumature country ed echi blues. Ad accompagnarlo una formazione essenziale, ridotta quasi all’osso se teniamo conto del fatto che le chitarre, acustiche, elettriche, dobro, pedal steel e il mandolino, Rick se li suona da solo. Qua e là ci sono le fisarmoniche di Phil Parlapiano (preferibile però quando si occupa delle tastiere) e David Jackson, più basso, batteria e basso, poco altro.

Se il brano iniziale, Blues Stop Knockin’ t My Door, rientra tra quelle canzoni che non convincono, con l’andatura zydeco un po’ fuori posto, il seguente Blues At Midnight piace subito con la sua andatura slow e il cantato che richiama certe cose del Bromberg recente. Bello anche il solo dell’elettrica. Anche (Down At The Bar At) Gypsy Sally è un blues in cui Shea si spende bene all’elettrica e sembra voler omaggiare nel testo il grande Townes (Gypsy Sally era il bar in cui trovava lavoro la protagonista della splendida Tecumseh Valley). Al sax è ospite Jeff Turmes.

Atmosfere desertiche e intrecci tra acustiche ed elettriche nella title track, brano in cui Shea canta di ragazzi che prendono la strada sbagliata e rapinano un treno, mentre in She Sang Of The Earth gli intrecci strumentali si giocano tra la pedal steel e il mandolino, suonati con ispirazione.

Di grande effetto anche Big Rain Is Comin’ Mama in cui la voce torna a citare Bromberg, e la pedal steel si fa protagonista di un bel break.

La canzone d’amore A Tenderhearted Love sembra invece un po’ più un riempitivo a livello di ispirazione e Juanita, con le sonorità dell’organo vox ci porta in atmosfere tex-mex, è un tentativo di appropriarsi di qualcosa che a Shea non appartiene più di tanto, anche il cantato in spagnolo fa un po’ ridere.

Il disco si riprende con la lenta The World’s Gone Crazy, e fa poi ancor meglio con Nashville Blues, uno dei brani migliori del disco, in cui Rick ironizza sul fatto di non aver mai voluto andare a Nashville a fare musica, bella qui l’alternanza tra acustica e dobro, ottima la scelta di non mettere in questa canzone altri strumenti (a parte un basso ed una batteria molto defilati).

Applausi a scena aperta anche per Mystic Canyon, composizione strumentale in cui Parlapiano tesse il sottofondo con l’organo Hammond e Shea si diletta con steel guitar ed elettrica.

Per il finale tornano le atmosfere tex-mex, come già il titolo Texas Lawyer fa intuire, con tanto di tromba, il risultato è migliore che in Juanita, complice anche il mandolino di Shea che è lo strumento principale.
Sempre molto apprezzata l’usanza Appaloosa di inserire nel booklet i testi con traduzione.

Paolo Crazy Carnevale