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Our band could be your life…

di Marco Tagliabue

24 maggio 2011

Quarantacinque canzoni per una ottantina di minuti di musica e parole: una media inferiore ai centoventi secondi per ciascun brano. Non schegge impazzite di furore nichilista, non pillole di barbiturici ad effetto deformante e dissonante ma piccole meraviglie che concentrano in una manciata di secondi l’essenza stessa della forma canzone; il fine ultimo di una ricerca dell’assoluto che attraverso la scarnificazione, la riduzione al sostanziale, conduce ogni singolo pezzo ad una dimensione pressochè perfetta e immodificabile.
La voce e la Fender frenetica di D. Boon, le incredibili scale di basso di Mike Watt, ben deciso a detronizzare la chitarra dalla sua presunta centralità della musica rock, i tempi dispari della batteria di George Hurley: gemme scintillanti del sottobosco hardcore-punk californiano, i Minutemen, con i loro pazzeschi cocktails sonori, appaiono subito “oltre” tutto ciò che li circonda.
Double Nickels On The Dime, anno di grazia 1984, è il loro capolavoro, il capolavoro di un’epoca e uno dei capolavori di sempre: rock, punk, jazz, folk, finanche qualche briciola di pop, country e psichedelia e, soprattutto, tanto funk: in questi solchi scorre una eccezionale summa di tutto ciò che è stato e, nel contempo, con raro spirito anticipatore, di buona parte di ciò che sarà: il miglior indie-rock e specialmente il crossover (Red Hot Chilli Peppers e Primus in testa) che avrebbe spopolato negli anni a cavallo con la decade successiva, sono già tutti qui.
Impossibile fare citazioni data la mole impressionante di illuminazioni che riempiono questi frammenti sonori, ma sarebbe parimenti inaudito non ricordare almeno History Lesson Pt. 2, la canzone che più di ogni altra racchiude il senso di un’epoca e di tante esistenze che, assediate dal nulla, hanno trovato nel punk rock la linfa per crescere e per scaldare altre vite: “La nostra band potrebbe essere la tua vita/…/Io e D. Boon abbiamo suonato per anni, ma il punk-rock ha cambiato la nostra vita/Lo imparammo a Hollywood, giungevamo da Pedro/Eravamo degli stronzetti, ci andammo solo per bere e pogare/Il narratore è Bob Dylan per me, la mia storia potrebbe essere una sua canzone ed io il suo soldatino/Noi siamo scienziati del rock, ero E. Bloom, poi Joe Strummer, John Doe/Eravamo io e D. Boon e suonavo la chitarra…”

In loving memory of D. Boon 1958-1985