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Various Artists – Me & My Guitar

di Paolo Crazy Carnevale

2 maggio 2021

cover

Various Artists – Me & My Guitar (Lone Hawk Records/NIVA 2021)

Questo disco, per ora solo disponibile in download (ma in formato flac e wav, quindi non compresso come un mp3) è un disco molto importante, non solo perché è un bel disco, ma perché ha alle spalle una nobile causa, quella dei locali che sono rimasti chiusi a causa del covid-19 e degli artisti che non hanno potuto esibirsi. Ovviamente non ci riferiamo ai ricchi palchi delle star miliardarie, ma a quei palchi storici o sconosciuti che siano, dei locali piccoli o di medie dimensioni e di quegli artisti che li calcano. Il tutto fa capo al movimento denominato “Save our stages”, salvate i nostri palchi, di cui il promotore del disco è un alfiere. Si tratta di Charlie Overbey, rocker/songwriter californiano di cui abbiamo già scritto in questo sito: Overbey ha contattato alcuni amici, certi anche abbastanza celebri, qualcuno facente capo al suo stesso management, altri conosciuti suonando in giro per gli States, altri meno noti, ci sono texani, sudisti, californiani e ragazzi della East Coast, come a dire che la causa è un buona casa per tutti, indifferentemente dalla provenienza. Denominatore comune del disco è il fatto che ciascuno si è esibito da solo con la propria chitarra, in solitudine, regalando al progetto un brano inciso per l’occasione, magari un brano già affrontato in precedenza ma non in questa veste.
Overbey, che per lo stesso progetto lo scorso anno aveva registrato un singolo intitolato Ode To John Prine coinvolgendo colleghi come Steve Ferrone, Jimmy Vivino e LP, ha messo insieme un bel po’ di gente col risultato di rendere il disco virtuale particolarmente gustoso.
Si comincia con un’inusuale performance acustica di un grande amico di Overbey, quell’Eddie Spaghetti dei Supersuckers, gruppo per cui Overbey e il suo gruppo, i Broken Arrows, hanno spesso aperto i concerti. Spaghetti sfodera una bella versione di Barricade, composizione in precedenza registrata colcon la sua band d’appartenenza, a ruota c’è subito un altro notevole ospite, Marcus King, qui in versione solitaria con un bel brano dalle atmosfere jazz-blues intitolato Eye On The Sparrow.
Jim James dei My Morning Jacket non è da meno con la sua Leave It There che in versione full band era apparsa in origine su Circuital.
Molto brava e convincente Suzanne Santo, attrice e cantante che propone Save For Love incisa in precedenza con Gary Clark Jr., mentre il cantante dei Blacberry Smoke, Charlie Starr si mette a disposizione del progetto con Hangin On The Vine, mantenendo alto il livello di questa raccolta.
Il texano David Garza, ora di stanza a L.A. mette sul piatto la deliziosa Two Of A Kind, mentre Duane Betts, figlio del vecchio Dickey e chitarrista della Allman Betts Band, regala al disco Try So Hard.
È quindi la volta del padrone di casa, Charlie Overbey si cimenta in una delle migliori canzoni del progetto (che però al suo arco ha davvero molte frecce), The Hawk And The Sparrow è una folk ballad d’atmosfera western, cantata dal rocker californiano con voce ispirata e profonda mentre arpeggia sulla sua sei corde. Originario della Pennsylvania il cantautore Langhorne Slim è invece il performer di Blue Ain’t Bad Always, quasi una filastrocca d’altri tempi a cui segue il contributo del chitarrista blues Jimmy Vivino, la vibrante Shady Side Of The Street in cui il nostro sfodera una vocalità imparentata in qualche modo con quella ululante del vecchio compianto Howlin’ Wolf, al secolo Chester Burnett. Applausi anche in questo caso.
Particle Kid non è altri che uno dei Promise Of The Real, nella fattispecie J. Micah, fratello di Lukas Nelson e quindi a sua volta figlio del grande Willie: per il progetto di Overbey tira fuori un brano intitolato Take A Penny From The Fountain, che ricorda molto lo stile del suo mentore Neil Young (a chi fosse sfuggito i Promise Of The Real hanno accompagnato il canadese in un paio di dischi e nei rispettivi tour).
L’ex Red Hot Chili Peppers e Circle Jerks Zander Schloss è protagonista della breve Wish Upon A Star Or Find Another Dream che cede poi il passo ad un ispirato Jesse Malin che con The Favorite arricchisce ulteriormente la compilation. La brava Miranda Lee Richards, dalla longeva carriera cominciata ben vent’anni fa, oltre ad aver già duettato con Overbey nell’ultimo disco del songwriter, ha fatto stabilmente parte dei Broken Arrows come corista nei concerti del 2018/2019, ovvio quindi che abbia risposto prontamente all’appello dell’amico con una bella Blood In My Hands, e che dire del batterista cantautore Mike Stinson, di stanza ad Austin, conosciuto da Overbey quando entrambi facevano parte della scuderia della brava Shilah Morrow, titolare della Sin City Music (fondata anni fa insieme a Polly, la figlia di Gram Parsons)? Stinson esegue The Stuff Dreams Are Made For ma nel disco è presente anche un altro texano suo amico, quel Jesse Dayton (cantautore, attore, autore di un bel tributo a Kinky Friedman, nonché brevemente contitolare con Stinson di un gruppo chiamato Trio Grande) che qui regala agli ascoltatori la nuova composizione Old Ghost Drinkin’.
E sempre dal Texas arriva John Neilson con la sua Firecracker, piacevole folk song. Tra i meno noti c’è poi Chris Vos, a cui in scaletta segue Eleanore Whitmore, cantante e violinista nei newyorchesi Masterson, duo di un certo richiamo, sempre amici stretti di Charlie Overbey, presenti nel suo ultimo album ma titolari di una propria discografia; la Whitmore è qui protagonista di Time, ma nel disco non poteva mancare l’altra metà dei Masterson, il marito Chris Masterson con un’ottima composizione intitolata Collapsible Plans.
Il grintoso Sam Morrow si cimenta con Wicked Woman mentre il bassista di Shooter Jennings, Ted Russell Kamp – che con ben undici album a proprio nome ha una carriera autonoma – qui propone un brano intitolato Western Wind.
Pete Anderson è forse il più attempato tra i musicisti del disco ed è l’unico a non essere solo con la sua chitarra in questo disco, nel senso che oltre alla chitarra suona anche l’armonica: l’ex sparring partner di Dwight Yoakam si destreggia qui in un robusto blues intitolato Prophet For Profit che rimanda in qualche modo al John Mayall degli anni sessanta e che conferma ampiamente le sue doti come chitarrista.
La chiusura è affidata al cantautore hawaiano Kapali Long che con la bella e intima Homesick suggella un disco di buona fattura e notevole interesse.
Il disco è disponibile online tramite https://lonehawkrecords.bandcamp.com/.

Paolo Crazy Carnevale