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MARCIA BALL – Shine Bright

di Paolo Crazy Carnevale

2 settembre 2018

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Marcia Ball – Shine Bright (Alligator 2018)

Alla vigilia dei settant’anni la pianista e cantante Marcia Ball pubblica un nuovo frizzante disco per la Alligator, l’etichetta che si occupa della sua discografia dall’alba del nuovo millennio in qua.

La Ball, texana di nascita ma di fatto cresciuta musicalmente a Vinton, Louisiana, è sulla breccia da parecchio tempo, il suo esordio discografico viene fatto addirittura risalire al 1972, e le assi dei palcoscenici le calcava anche da prima. La sua carriera ha però cominciato a decollare negli anni ottanta quando si è accasata presso la Rounder, etichetta che l’ha pubblicata dal 1984 fino al passaggio su Alligator.

Con questo disco, la Ball offre una nuova raccolta di composizioni per lo più autografe che riflettono alla perfezione il suo stile pianistico devoto alle tradizioni di New Orleans corredato con l’uso di una sezione d’ottoni usata in stile big band, pur contando solo sei elementi, cui si aggiunge il sax del produttore Steve Berlin (Blasters, Los Lobos, occorre dirlo?).

Naturalmente Berlin si limita a fare un bel lavoro di produzione, senza portare altre influenze alle coordinate della musica di Marcia e guardandosi bene dal modificarle.

Il risultato è un disco facile, da ascolto disimpegnato, di sicura presa tra coloro che amano le atmosfere di New Orleans meno pretenziose, abbastanza orecchiabili, ben suonate, ben cantate.

Non troverete in Shine Bright il blues lancinante e torrido di altre zone degli Stati Uniti, non vi troverete né polvere né sudore. Giusto una buona dose di musica da mardi gras di ottima fattura.

Alle classiche atmosfere evocate dalla title track e da I Got To Find Someone, fanno da contraltare la lenta e avvolgente What Would I Do Without You presa in prestito da Ray Charles, la rumba/honkytonk intitolata When The Mardi Gras Is Over, l’ispirato gospel World Full Of Love e soprattutto Life Of The Party, riuscita commistione tra trombe messicane e musica caraibica, molto in odore di Buster Poindexter o, se preferite, dei Mavericks prima maniera.

Un disco non indispensabile, ma godibile.