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MANDOLIN’ BROTHERS – Far Out

di Paolo Baiotti

4 febbraio 2014

Mandolin

 

MANDOLIN’ BROTHERS

FAR OUT

2013    Ultra Sound Records   

 

Ho riascoltato For Real, esordio dei Mandolin’ Brothers, prima di Far Out e mi sono reso conto dei progressi di quella che ormai si può definire la migliore band texana casualmente proveniente dalla provincia pavese. La storia dei Mandolin è ultratrentennale: Jimmy Ragazzon (voce, armonica e chitarra acustica) e Paolo Canevari (chitarra elettrica e slide) esordiscono come duo acustico nel ’79. Due anni dopo nasce la prima formazione elettrica e solo nel duemila pubblicano For Real, dopo numerosi cambi nell’organico e uno spostamento graduale dal blues al roots rock. La loro produzione discografica è parca: Still Gor Dreams del ’08 è un buon disco di americana nel quale si inseriscono alla perfezione le tastiere di Riccardo Maccabruni, nuovo acquisto insieme al basso di Joe Barreca che completa la sezione ritmica con lo storico batterista Daniele Negro. Due anni dopo realizzano il sogno americano registrando in studio ad Austin con Merel Bregante, Sarah Pierce e Cindy Cashdollar e suonando nei club del sud con ottimi riscontri. Il risultato è Moon Road, un doppio che comprende un mini album con sei tracce e un dvd con le immagini del tour e delle registrazioni. Le celebrazioni continuano con 30 Lives!, eccellente disco registrato dal vivo nello storico locale pavese Spazio Musica con alcune covers che riassumono le influenze del gruppo (Little Feat, Ry Cooder, Steve Earle, il blues, David Crosby). Ma ora con Far Out mi sembra che i Mandolin’ abbiano cambiato marcia. Finanziato anche da uno zoccolo duro di appassionati con un riuscito crowdfunding e registrato negli studi Ultra Sound e Raw Wine nel pavese, mixato e prodotto da Jono Manson con il quale hanno condiviso il palco più volte in passato, il disco ha un suono, una forza e una compattezza sorprendenti, degne delle migliori produzioni di americana. La ritmata Freak Out Train apre il dischetto sulle tracce di John Fogerty e Bruce Springsteen, giovandosi dell’amalgama tra la slide di Canevari e il piano barrelhouse di Maccabruni. Il coinvolgimento di tre autori e cantanti (Ragazzon, Maccabruni e il nuovo acquisto Rovino) contribuisce alla varietà della scrittura e delle atmosfere. Come On Linda, scritta e cantata da Ragazzon e Rovino, ha un andamento trascinante e una melodia che conquista, mentre la pianistica Someone Else di Maccabruni non mi convince vocalmente, ma è arricchita da una chitarra incisiva. Nella melanconica ballata Circus spicca la Weissenborn guitar di Cindy Cashdollar, ospite del disco unitamente a John Popper, riconoscibile all’istante con la sua armonica nella trascinante Sorry If. Non mancano un paio di tracce blues, l’aspra Ask The Devil e l’essenziale Bad Liver Blues con l’armonica di Ragazzon in primo piano. Ogni brano è degno di menzione, dall’evocativa Nightmare In Alamo al fluido country rock Lotus Eaters, dall’intensa Short Long Story all’atto di accusa di Black Oil che ospita la voce di Ed Abbiati dei Lowlands. Il disco è chiuso dalla ballata My Last Day e da Hey Senorita, delizioso quadretto tra New Orleans e Messico, conferma delle molteplici influenze del gruppo e delle capacità non indifferenti di esprimersi in stili diversi, ma complementari. Il cd è reperibile sul sito www.ultrasoundrecords.it.