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LUCIA COMNES – Love, Hope & Tyranny

di Paolo Crazy Carnevale

9 ottobre 2015

lucia comnes

LUCIA COMNES
Love, Hope & Tyranny
(Andy Childs/IRD 2015)

Cantautrice interessante questa signora Comnes, californiana di nascita ma sicuramente cittadina del mondo: il suo mercato discografico è un po’ ovunque, tanto che questo disco è stato pubblicato prima in Europa e poi negli States, e se andate a visitare il suo sito web, nella biografia troverete persino la versione in italiano (!!!) di seguito a quella nell’usuale lingua inglese.

Cittadina del mondo anche per quanto riguarda la musica, nel suo curriculum ci sono registrazioni dedicate alla musica irlandese e persino a quella dell’est europeo: il nuovo disco, quello in questione, è invece un disco rock, a tutti gli effetti, non privo di elementi tradizionali mutuati dalle precedenti produzioni però. La Comnes, che è anche violinista (ha accompagnato recentemente anche Joan Baez in tour) contamina questa raccolta di canzoni con forti connotazioni folcloriche che non smorzano la struttura rock del disco, un rock che qualcuno ha ribattezzato americana ma che americana a tutti gli effetti non è vista appunto la forte impronta impressa dall’uso decisamente poco hillbilly che la Comnes fa del suoi violino.

Basta ascoltare l’iniziale No Hiding Place – canzone vincitrice in un paio di categorie in un contest texano dello scorso anno – o, ancor più, Because They Never Do o End Of The Line, gran brano che tutto è fuor che contenibile nell’angusta e odiosa definizione di americana, o similmente Look Again in cui, con rimandi tradizionali alla musica di altri luoghi d’Europa dall’Iberia ai Balcani, canta gli orrori di Chernobyl.

Bella la voce della titolare, e bravi anche gli accompagnatori, di cui non so dirvi di più visto che il promo in mio possesso reca solo foto di copertina e titoli, strumentazione essenziale comunque, composta da sezione ritmica, dal violino di Lucia naturalmente, tastiere contenute, mandolino (in particolare nell’accattivante brano di chiusura, Will You Miss Me When I’m Gone) chitarre elettriche ed acustiche e una pedal steel sempre molto indovinata (un brano per tutti: Lie With You Tonight, forse il mio preferito dei tredici contenuti nel CD) che pennella le canzoni con diverso spessore a seconda della bisogna. La produzione è affidata a Gawain Mathews e Jeffrey Wood.