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KRISTINA STYKOS – Horse Thief

di Ronald Stancanelli

6 maggio 2016

K STYKOS [455]

KRISTINA STYKOS
HORSE THIEF
Thunder Ridge Records 2015

Kristina Stikos, cantautrice e produttrice musicale, forse di origine greche, abita nello stato montano del Vermont ed il suo studio di registrazione decisamente all’avanguardia è manovrato grazie all’energia solare e a quella eolica. Dategli un’occhiata in rete.
Nel 2005 si produce l’album d’esordio In the Earth’s Fading Light che viene giudicato il migliore album dell’anno appunto nel Vermont. Adesso il recente HORSE THIEF, suo quinto lavoro, nel quale lei suona una marea di strumenti e precisamente chitarre, mandolino, tastiere, basso, banjo, mandola e pianoforte si colloca in quella fascia musicale che si può tranquillamente definire acustica- americana che fondamentalmente non vuol dire nulla ma che ormai da anni etichetta un genere musicale che una volta veniva semplicemente chiamato folk, ma adesso grazie a strane e traverse connotazioni fa si che la musica assuma strambe e variegate definizioni. Il disco è prodotto, scritto mixato e registrato da lei e nei suoi 13 brani ci regala varie diverse conformazioni musicali che lo rendono oltremodo interessante. E’ un album, come si evince da info sul suo sito, teso alla ricerca e all’esaminazione di sentimenti spesi ed approfonditi nell’isolamento di uno stato un po’ dimenticato e chiuso come il Vermont quasi perennemente innevato. Molto intimo, invernale, introverso ricorda molto nella voce e nello stile sia la canadese Ferron che le atmosfere dello splendido Short Man’s Room di Joe Henry. La durata del lavoro è di circa 55 minuti e nel corso di detto periodo la cantautrice sviscera tematiche personali con un profondo pathos e molto sincronismo mentre le strumentazioni essenziali degli otto musicisti che la supportano dettano trame decisamente incisive ed importanti, in quasi tutti i brani Jeff Berlin. Svetta sulle altre, ma tutte le canzoni sono molto belle, Let it Run ritmata e cadenzata in modo ottimale con Kristina al basso, chitarra e tastiere e con il solo Jeff Berlin alla batteria. Bel disco in bianco e nero per un artista purtroppo poco nota qua da noi. Jazzata quanto basta Talk to me con un eccellente Neal Massa al piano e un equilibrato ma efficiente lavoro alla batteria da parte di Matt Musty. L’ultimo brano un soave strumentale alla Bruce Cockburn, per restare in terreni gelidi ed invernali, è suonato al piano, banjo e chitarra dalla nordica fanciulla.
Ovvia copertina in bianco e nero, e non poteva essere altrimenti, per questo fulgido Ladro di cavalli, anzi cavallo, uno solo.