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JUDITH OWEN – Rediscovered

di Paolo Baiotti

21 novembre 2018

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JUDITH OWEN
REDISCOVERED
Twanky Records 2018

Nata a Londra, ma di origine gallese, ha esordito nel ’96 con Emotions On A Postcard per la Dog On Bed, seguito da numerosi album per questa label e per la Courgette, prima di creare la Twanky Records che ha pubblicato Ebb & Flow (2014) e Somebody’s Child (2016), considerato da molti il suo album più riuscito, seguiti da Rediscovered, primo disco di covers della cantautrice. Ha supportato in tour Richard Thompson, partecipando ad alcuni dischi del chitarrista britannico ed è riuscita a creare un discreto interesse per la sua musica anche in Europa, aiutata dalla presenza di musicisti prestigiosi come Leland Sklar (basso), Russell Kunkel (batteria) e Waddy Watchel (chitarra), session men di lusso facenti parte di The Section, house-band della Asylum, collaboratori di Carole King, James Taylor, Jackson Browne e tanti altri. Rediscovered riunisce dodici tracce scelte insieme al marito, l’attore Harry Shearer, interpretate in modo personale, cercando di non imitare le versioni originali come precisa Judith nelle note di copertina (I don’t do karaoke…). Alcune scelte sono prevedibili, come i due brani di Joni Mitchell, da sempre citata come principale ispirazione della cantante, la jazzata Ladies Man arrangiata con piano e percussioni e la sofisticata e sofferta ballata Cherokee Louise con piano e violoncello in evidenza, o Blackbird dei Beatles, altre meno come il pop di Shape On You di Ed Sheerar reso con tonalità jazzate e l’avvolgente Can’t Stop The Feeling di Justin Timberlake. Sorprendono una Smoke On The Water (già incisa alcuni anni fa) stravolta da una ritmica latina, una Summer Night irriconoscibile, tratta dalla colonna sonora di Grease, la drammatica Black Hole Sun di Chris Cornell trasformata in modo jazzato e apparentemente solare e due classici della discomusic degli anni settanta, Play That Funky Music dei Wild Cherry parzialmente spogliato della ritmica funky e rallentato ad arte e Hot Stuff di Donna Summer con violoncello e controcanti sensuali. Un disco piacevole e originale anche se, pur apprezzando l’intenzione di personalizzare i brani, gli arrangiamenti non convincono del tutto nonostante la partecipazione di musicisti stellari, lasciando l’impressione di un’eccessiva uniformità data anche dal modo di cantare di Judith, confidenziale, intimo e raffinato, ma un po’ monocorde.