JOE ELY AND BAND – Fighting The Rain
di Paolo Baiotti
5 agosto 2024
JOE ELY AND BAND
FIGHTING THE RAIN
New Shot Records 2024
In una piovosa e tempestosa giornata di ottobre del 1993 Joe Ely arriva in Italia per l’esordio nel nostro paese. Il concerto, organizzato dal compianto Carlo Carlini, previsto originariamente nella Sala Marna di Sesto Calende, viene spostato all’ultimo momento a causa dell’esondazione del Ticino. In breve, si trova un’alternativa nel disco pub Sinatra’s di Vergiate a pochi km. di distanza. In un’epoca pre-internet il pubblico viene indirizzato da un cartello a spostarsi nel pub e comunque il problema viene risolto. Così Joe si presenta con una delle sue migliori band per quello che verrà ricordato come uno degli esordi più brillanti di un musicista roots nel nostro paese. L’esplosiva chitarra elettrica di David Grissom, che in quel momento si divideva tra Ely e John Mellencamp, il basso di Glen Fukunaga e la batteria di Davis McLarty accompagnano come meglio non si potrebbe il cantautore texano che, dopo l’eccellente Live At Liberty Lunch, aveva pubblicato nel ’92 Love And Danger per la MCA ed è al meglio delle sue potenzialità vocali. Da questo disco provengono il poderoso rock Settle For Love e il trascinante country-rock The Road Goes On Forever (Robert Earl Keen) ripreso anche dagli Highwaymen due anni dopo. Da Lord On The Highway dell’87 sono estratte tre canzoni: la splendida ballata western Raw Of Dominoes dell’amico Butch Hancock con impasti elettroacustici e Grissom protagonista di un paio di assoli esemplari, l’epico romanzo texano di Me and Billy The Kid e la ballata Letter To L.A. che quasi si ferma prima che la chitarra di Grissom, raramente così incisiva, la trasformi letteralmente nella sezione strumentale. Dall’omonimo esordio del ’77 provengono due altre gemme di Butch Hancock: She Never Spoke Spanish To Me e la morbida If You Were a Bluebird (preceduta dal saluto di Ely, emozionato per la sua prima data italiana) in una versione molto ispirata. E come non citare la bluesata Dallas di Jimmy Dale Gilmore, già suonata nel ’72 con i Flatlanders, il gruppo di Ely, Gilmore e Hancock, autore anche della ruvida Boxcars dove le chitarre di Ely e Grissom suonano all’unisono prima del crescendo irresistibile guidato da David.
Questo disco ha un unico difetto: dura poco più di 50’ e quindi ripropone solo una metà del concerto, in parte per motivi tecnici, in parte per richiesta di Ely che, entusiasta dell’ascolto del nastro, ne ha autorizzato la pubblicazione con l’eccezione di un brano giudicato di argomento troppo delicato. La qualità sonora è eccellente per cui non possiamo che ringraziare la label italiana New Shot Records che sta riproponendo prezioso materiale d’archivio di cantatutori rock e folk americani, quei “beautiful losers” amati da una nicchia di fedelissimi.
Quanto a Joe, tre anni dopo l’esordio italiano, primo di numerosi tour nel nostro paese, pubblicherà il suo capolavoro Letter To Laredo seguito da Twistin’ in The Wind, chiudendo il suo decennio probabilmente più ispirato.
Paolo Baiotti