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JETBONE – Magical Ride

di Paolo Crazy Carnevale

25 aprile 2016

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JETBONE – Magical Ride (Juicy Peach/Rootsy Music 2015)

Dicevano i Rolling Stones che “è solo rock’n’roll”, e aggiungevano che però ci piace. Una dichiarazione che continua ad essere valida a più di quarant’anni di distanza. Questa band svedese distribuita dalla IRD sembra aver colto perfettamente il concetto e, se pur senza aggiungere nulla di nuovo alla vecchia ricetta che mescola i classici ingredienti di una volta, rhythm’n’blues intinto nella lezione dalla pelle bianca impartita dai padri fondatori in quel di Memphis, riveduto attraverso l’ottica british di Stones e Faces e dopato con una solida siringata di suono sudista della miglior fatta, ci propone un debutto coi fiocchi. Magari i Rolling Stones ci proponessero oggi un disco con suoni di questa fattura! Certo, i Jetbone non sono gli Stones, e nemmeno i Black Crowes, per quanto uno dei due cantanti ricordi abbastanza le timbriche delle corde vocali di Chris Robinson, ma la lezione sembrano averla imparata abbastanza e il loro disco è sicuramente più godibile di quanto non lo siano state le ultime produzioni di casa Stones (ma anche tutto il catalogo di studio degli Stones post Tattoo You) o quelle dell’attuale gruppo di Chris Robinson. Vorrei poter dire che si tratta di una questione di spirito: sicuramente è anche una questione di età, non possiamo certo pretendere che Jagger e Richards a settant’anni suonati abbiano questa energia e questo entusiasmo, e lo stesso Robinson non è più un ragazzino! Ma qui è proprio il tipo di sound a vincere, al di là dell’energia e della passione, siamo nei dintorni delle produzioni stonesiane a cura di Jimmy Miller e il disco dei Jetbone è infarcito di citazioni dotte. Lo dico subito: niente di nuovo e, probabilmente, in questo disco emerge più la voglia di suonare che non la tecnica, ma questo Magical Ride prende subito, fin dal primo ascolto, non è un disco che ha bisogno di ripetuti ascolti per piacere, è immediato, divertente, è anche suonato bene e tra le undici tracce che lo compongono più d’una ha il suo perché. Ci sono le chitarre lancinanti, i riff a presa rapida, una sezione fiati compatta ed efficace che ricorda il mitico duo formato da Jim Price e Bobby Keys: già dall’iniziale C’mon si capisce quale sia la sostanza del disco, Mixed Emotions ha un attacco che non può non ricordare You Can’t Always Get What You Want, ma poi si sviluppa in modo indipendente e No Way Out arriva a citare direttamente I Know You Rider, un classico rifatto da molti, dai Byrds ai Grateful Dead.

C’è tutta la grinta dei primi Black Crowes nell’adrenalinica Working Hard For Your Money e Woman è una lenta balata sudista, tanto sudista da riprendere pari pari un passaggio di Midnight Rider inserito con sapienza in un tema che vive poi per conto suo, ben sorretto da un coro azzeccato e da belle chitarre. Per essere un gruppo di ragazzi tra i venti e i trent’anni e per aver registrato per tre volte il disco (a causa di cambi di formazione) prima di arrivare alla versione che abbiamo tra le mani, i Jetbone sono davvero godibili, con qualche preferenza per le canzoni più energiche come Everybody Needs Somebody To Love (c’è solo il titolo in comune col brano di Solomon Burke) o Fifth Time Loser rispetto alle slow ballad (ma la citata Woman e Rosalie fanno comunque la loro figura). Il loro sound è dalla parte giusta, vediamo cosa ci riserveranno per il futuro.