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HAYES CARLL – Lovers And Leavers

di Ronald Stancanelli

13 luglio 2016

HAYES CARLL [403]

HAYES CARLL
Lovers And Leavers
HWY 87 Records Distrib da IRD 2016

Il fatto che sia prodotto da Joe Henry è non solo una garanzia ma anche motivo di interesse per approssimarsi a Hayes Carll, se poi amate Townes Van Zandt, Guy Clark, Steve Earle, Steve Young, Butch Hancock, Joe Ely, Waylon Jenning e compagnia bella allora siete dalla parte giusta della strada. Con alle spalle alcuni album nei quali narrava di sbronze epocali e di strali lanciati alla politica e un Grammy Award vinto lo ritroviamo oggi con un disco totalmente acustico interiormente profondo e forse anche doloroso essendo da poco cessato il suo rapporto di coppia oltre ad essere la passato attraverso il fallimento della sua etichetta, la Lost Highway.

Dei dieci brani proposti preponderanti sono quelli a sua firma a parte una manciata assieme ad amici, tra i quali Jim Lauderdale, Darrell Scott, John David Souther, vecchia anima bluegrass degli Eagles e Allison Mooree, ex signora Earle assieme a Jack Ingram. Dedicata al figlio la delicata The Magic Kid e molto bella anche Sake of the Song con un titolo che non può non portare con la memoria a Townes. Ma tutto Lovers and Leavers è molto bello e piacevole essendo strutturato attorno al piano di Tyler Chester, le percussioni e la batteria di Jay Bellerose e la pedal steel di Eric Heywood, qualcuno ricorderà quest’ultimo proprio da noi a fine anni novanta assieme a Joe Henry in giro per il nord Italia con dei concerti strepitosi. Lo stile abbraccia totalmente il texas-style e dosate e mirate, a tratti minimali come è solito fare il cognato di Madonna, le splendide produzioni di tutti i brani a tratti geniali, ascoltare ad esempio Love is so Easy.

Per chi ama certo tipo di cantautori che abbiamo citato in apertura non possiamo esimerci dal pensare che, ecco, accanto a tutto questo giganteggiare di grandi nomi uno come Hayess Carll può fare tranquillamente la sua porca figura e sicuramente dopo aver ascoltato questo album molti si adopereranno per cercare i suoi vecchi lavori, cosa della quale vi assicuriamo vale la pena, Alcuni lo sta già accomunando ai texani succitati e questo suo disco parrebbe dar loro ragione, diciamo che è sulla buona strada e se così accadrà sarà il tempo, sempre galantuomo, a dirlo. Per adesso ci gustiamo un texican, come direbbe l’amico Peter Rowan, di gran spessore con album di grande impatto. Anonima la copertina ove giganteggia in lettere cubitali il nome dell’artista.