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GERARDO BALESTRIERI – Canzoni Nascoste

di Ronald Stancanelli

25 giugno 2016

Balestrieri

Gerardo Balestrieri, nato a Remscheid in Germania nel 1971 ma credo cresciuto poi a Napoli e attualmente collocatosi in quel di Venezia, laureato all’Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi sperimentale sul sincretismo e la spiritualità nella musica popolare, è sicuramente uno degli artisti più interessanti che tramite il Premio Tenco abbiamo avuto in questi anni il modo di ascoltare e conoscere. Vincitore di vari riconoscimenti importanti nell’ambito della musica di certo spessore è stato anche varie volte al Premio Tenco ove la sua verve filosofica-musicale ha trovato crediamo un’ideale collocazione ma tanti sono i festival e le manifestazioni che lo hanno visto protagonista sia come ospite che come artista premiato. Inoltre le sue mire artistiche non si sono solo consolidate nel mondo della musica cantautorale o di rilettura ma troviamo echi di suoi lavori e impronte artistiche anche in manifestazioni culturali, festival, rappresentazioni teatrali e televisive, programmi radiofonici. Insomma un artista aperto verso innumerevoli direzioni che ha anche un album inedito dedicato a Boris Vian e del quale sta spalmando qua e la i brani che lo compongono.

I NASI BUFFI E LA SCRITTURA MUSICALE è il suo esordio piazzatosi secondo come opera prima al Premio Tenco 2009. Dodici canzoni che pur essendo esordio discografico erano la summa della carriera del Balestrieri che da vari anni si dilettava nel suonare, cantare, recitare in festival, teatri, piazze, concerti e televisione. Album dedicato al ladro gentiluomo marsigliese Alexander Marius Jacob che ispirò Le Blanc per il suo notissimo Arsenio Lupin. Disco non facile da etichettare, ma poi perché si ha questa mania dell’etichettare tutto e tutti (!?), ma radiosamente saturo di svisate musicali in sintonia con soul, jazz, swing, blues, musiche da ballo, echi gitani, risonanze mediorientali e balcaniche, insomma di tutto e di più in questo straordinario calderone nel quale un brano, la splendida Palamakia, è cantata in greco, lingua che il vostro cronista conosce a fondo avendo la mamma appunto nata al Pireo e vissuta per anni nel quartiere collinare di Atene di Kifissià.. Musica originalissima, accattivante, la voce di Balestrieri è profonda e sensuale quanto basta, ricorda specialmente in Quando il diavolo ti accarezza, quella di Mauro Roncone, cantautore genovese di culto locale, per affascinare l’ascoltatore e questo gioco di affabulazioni e melodie varie danno un album d’esordio decisamente affascinante. I testi coinvolgono sia quando sono a sua firma che quando traggono dal classico come accade nelle splendide Canto Sesto da Giuseppe Ungaretti e L’ame du vin da Charles Baudelaire. Riascoltato più volte, in questo album ci sovviene anche un’analogia’ in certi momenti, con la voce oltre che di Roncone, anche con Baccini e De Andrè , come se l’amico Balestrieri avesse un serrato trait d’union oltre che con Venezia, Napoli e Istanbul, della quale si parlerà dopo, anche con il capoluogo ligure. Per il resto non si può non ribadire che quello dei nasi buffi fu uno degli esordi più interessanti del cantautorato italiano e pazienza e peccato se molti non lo conobbero e tutt’ora non lo conoscono, non sanno cosa si sono persi, anche se come faceva un detto d’epoca; Non è mai troppo tardi!

Il secondo lavoro fu il piacevolissimo UN TURCO NAPOLETANO A VENEZIA, ove in 12 brani, non tutti cantati però da lui, si adopera per un omaggio decisamente interessante alla città di Napoli e alla sua musicalità attorcigliata superbamente con le città di Venezia e Istanbul. Tutte città di mare con alle spalle strali storici di imperitura memoria e pregne tutte di forme musicali che intersecate tra loro hanno dato origine a questo originale album. Album nel quale tutti i brani sono estrapolati dalle agende di scrittori storici della napoletanità attraverso i tempi e quindi abbiamo piacevolmente riproposizioni da Salvatore Di Giacomo, Renato Carosone, Giovanni Gaeta, Raffaele Viviani, Roberto De Simone e ovviamente altri con un periodo che abbraccia un arco che va dal 1886 al 1975. Vari i musicisti coinvolti in detta operazione ma oltre al suo autore principale che canta e suona chitarra, fisarmonica, daf, antico strumento persiano tipo tamburello e zill, sorta di nacchere orientali prevalentemente utilizzate in Turchia, ci preme ricordare la bravissima Paola Fernandez Dell’Erba alla voce in vari momenti salienti dell’opera.

Terzo lavoro nel 2010 CANZONI AL CROCICCHIO, interessante album che ha avuto però problemi di gestione burocratiche e distribuzione restandone purtroppo penalizzato. In sostanza l’album sul quale l’artista non aveva al momento della pubblicazione voce in capitolo è stato assemblato in modo differente da come era stato prefisso, questi i guai di quando una casa discografica subentra ad un’altra. Insomma un pasticcio. Ciò non toglie che il disco sia di ottima caratura con pezzi splendidi come Camera con vista, angolo di vecchi ricordi mirabilmente tratteggiati i modo autorevole dall’artista o la leggera e svolazzante Rouen che apre il cd e ancora la title track che in tempo di marcetta coniuga mirabilmente il tempo che passa. Disco questo difficile da reperire anche in rete tanto per complicare ancor più le cose. Qualcosa di questo lavoro sarà poi recuperato in maniera più consona in Canzoni nascoste, ultimo attuale cd appena uscito.

Di QUIZAS poliedrico album del 2013 abbiamo parlato al momento della sua uscita e credo ancora detta recensione sia inserita in questo sito, comunque trattatasi di un disco decisamente celebrativo e straordinariamente piacevole con una schiera di brani in versioni anche minimali che ripercorrono un passato che fa capo a Paolo Conte, Carosone, Tom Waits, Serge Gainsbourg, Brassens. Fabrizio De Andrè, Vinicius De Moraes/Endrigo/Bardotti, Testoni e Sciorilli e poi ancora vari autori greci e sudamericani insomma uno sfarzo di suoni, testi, emozioni che lo rese all’epoca della sua uscita, il 2013, sicuramente tra gli album più straordinari di cover usciti nel periodo, con una pletora di musicisti eccezionali . Un piccolo grande capolavoro che bollammo come superbo e ancor adesso riascoltato scatena le stesse emozioni. Questo ancora si trova e vi esortiamo a farlo vostro!

Oggi abbiamo tra le mani CANZONI NASCOSTE che a differenza di Quizas ha tutti i dodici brani composti totalmente dal Balestrieri a parte in due pezzi ove le musiche sono di Alain Goraguer, che si avventura in una canonica, giusta, attuale, filippica in musica contro tutte le storture che ci circondano e lo fa in modo bellamente intelligente, con suoni e ritmi accattivanti che catturano in modo totale. Ecco questo è sicuramente un importante album di cantautorato, di grande livello, spessore, cultura e intelligenza che si pone come alternativa a tante cose che ci vengono giornalmente propinate sui vari media. Non so quanto si riuscirà appunto ad ascoltarlo in codesti ambiti ma semplicemente basta accaparrarselo per averne ottima compagnia sia nella propria abitazione che viaggiando nella quiete della propria automobile. Una raccolta di racconti insolitamente anomali ma prettamente e profondamente importanti e singolari. Si apre con una sorta di elogio alle atmosfere francesi Les travailleurs de la nuit che pennella umori e colori nella densità della notte. Da Boris Vian scrittore francese, drammaturgo, poeta e tant’altro propone due libere traduzioni delle fascinose sue canzoni La complainte de progrès e Je suis Snob che divengono La giostrina del progresso e Son Snob. Corroborate dalla tromba di Marco Vezzoso e dal contrabbasso di Giorgio Boffa sono entrambe sufficientemente particolari da risultare apprezzabilmente fantastiche. Canzone nascosta, brano che da il titolo all’album è anche il più recente pezzo del Balestrieri caratterizzato da un incedere iniziale caduco poi transitoriamente allegro, un bozzetto di siffatta fattura, un anelito di romantica voluttà. Pezzo splendido da ascoltarne le parole con attenzione. Pernilla, vivace e dall’andatura sostenuta, quadretto di fine ottocento o primi novecento par evocare la belle epoque e quelle luci e colori che non ci son più. Invece di sembianze molto più moderne Dimmelo, abbellita da un bel sax baritono di Daniele Bergese e da tastiere brillanti da parte dello stesso Gerardo, è inno alla letizia ed esultanza di giocondità. Bellissima. Nuè, cantata in inglese è pezzo strascicato e trascinato con minimali ma intense note di un piano e graffi di un armonica a bocca lontana. Blues da giornata inoltrata ma ancora con il sole a far capolino. Garofano e Cannella è tratta dal libro di Jorge Amado appunto Gabriela garofano e cannella con il flauto di Daniele Sepe e le percussioni di Lino Wembaker mentre Il cenone del Mondo con le sua bluesistica mesta melodia tratteggia con ironia purtroppo cose note e stranote. Acutamente istintiva!

Il klezmer è un genere musicale di tradizione ebraica dell’est Europa e Dave Tarras probabilmente il suo maggior esponente qua omaggiato nella lenta Tom is waiting for, ove congas, sonagli ed effetti vari, sega musicale, posate, bidoni, tacchi, ne abbelliscono l’incedere. Bugia, ovvero canzone lunga dalle braccia corte, canzone giungla con tanto di proboscide, è il sintomatico pezzo di quello che se ci guariamo intorno vediamo. Nove minuti tristemente reali ma geniali. Finale d’alto livello con Vivo al secondo piano del mondo, il pezzo meno recente, scritto a Napoli nel 1993, il mellotron di Matteo Cancedda detta i tempi di questa eccellente conclusiva canzone. Qua si chiude sicuramente il disco più interessante che ci sia giunto tra le mani in questo periodo e che ci permettiamo di pronosticare tra i migliori accreditati al Premio Tenco come album dell’anno. Disegno di copertina del giovanissimo figlio Marius, quattro anni a breve!

Come solito fare Bruce Cockburn anche Gerardo Balestrieri ha il piacevole vezzo di mettere sotto ogni suo testo anno e posto di scrittura dello stesso. Significativo e interessante per avere maggior lumi sul brano in questione.