Posts Tagged ‘Frank Get’

FRANK GET – False Flag

di Paolo Crazy Carnevale

5 aprile 2020

frank-get-false-flag-20191223230634[98]

FRANK GET – False Flag (Suisa/IRD 2019)

Gran bella sorpresa questo disco di Frank Get, al secolo Franco Ghietti, genuino rocker nostrano dalle multietniche origini a cavallo tra Trieste e l’Istria. Get, sulla breccia da oltre trent’anni, con parecchie soddisfazioni anche a livello internazionale, ha al suo attivo parecchi dischi, a proprio nome o con formazioni di cui è stato comunque il faro illuminante, ha pubblicato recentemente questo CD dal sound corposo, perfettamente in bilico tra tutte le sonorità rock che potremmo desiderare, dalle chitarre grezze ai suoni appalachiani di dobro, banjo e mandolino, dalle ballate soffuse alle atmosfere del border texano, senza dimenticare il rock a tutto tondo.

Il tutto corredato con testi interessanti in inglese inclusi nel booklet e con un volumetto allegato in cui Get ha reso in italiano le liriche di questo e del suo precedente prodotto.

Il gruppo di cui Get si avvale è prevalentemente un trio, con Marco Mattietti alla batteria e la bassista Tea Tidic; in un paio di brani alla batteria c’è Giulio Roselli. Get si occupa di voci, chitarre d’ogni tipo, mandolino, banjo, piano bajo sexto, qualche ospite fa capolino qua e là per mettere un assolo di chitarra (Anthony Basso, Jimmy Joe, Matteo Zecchini), o per metterci degli archi o il Cigar box.

Il suono è solido e ben costruito, la registrazione è equilibrata e la produzione adeguata alla bisogna rende un buon servizio alle musiche di Get e alla sua voce che spesso, ma non sempre, ci ricorda quella di Mark Knopfler.

Fanno subito presa sull’ascoltatore i brani che aprono il CD: The Great Deception e Johnny’s Bunch, due vecchie storie triestine rese con impeto rock, poi il decollo avviene con la title track, che prende l’ispirazione da un pensiero di Noam Chomsky riguardo alle tecniche che il potere utilizza su scala mondiale per dominarci. Gran brano, vibrante e arrabbiato al punto giusto. Con Tranway’s Tales l’argomento torna al vissuto di Get, con la storia di un tram ormai in disuso che portava a Opicina. Da notare che nel volumetto il testo di questo brano è reso in dialetto triestino. Freedom Republic, racconta di un episodio storico risalente agli anni venti ed è costruita sul suono degli archi e del cajon, Anton The Brewer, gira invece attorno ad un giro blues ballabile, con un bell’assolo di chitarra, e racconta la storia nientemeno che del signor Dreher, quello della birra!

Splendida ballata pianistica è Marbourg Hills in cui Get racconta del luogo da cui provenivano i suoi nonni, grande arrangiamento, bell’atmosfera, si capisce che per l’autore è un pezzo importante. Blues cadenzato è la struttura di Waht’s The Patriot che trae ancora una volta lo spunto dalle storie di famiglia di Ghietti, i cui nonni nella Grande Guerra si trovarono a combattere su fronti opposti come sempre accade nelle zone di confine. Trip To The Moon è una ballata elettroacustica di grande intensità ispirata da Johann Nepomuck Krieger, che visse molti anni a trieste e disegnò una dettagliata mappa della luna: le chitarre acustiche s’intrecciano col violino, lasciando spazio ad un assolo opera stavolta di Anthony Basso.

Rock quasi hendrixiano di grande presa è quello che troviamo alla base di The Lighthouse Of Sadness, mentre in Last Day Of Summer si rifà spudoratamente a Bruce Springsteen di cui Get è un entusiasta dichiarato. Più interessante sembra The Story Of Richard Francis Burton, sorretta un organo Hammond (sempre Get) e intrecci di chitarre e con i cori della bassista: la canzone racconta la storia di un altro triestino acquisito, un esploratore che nell’ottocento risalì il Nilo fino al Lago Vittoria cercandone le sorgenti. Il disco si concluderebbe con una delicata e ispirata ballata dedicata al cane Joy, da cui prende il titolo, un’affettuosa dog song con piano, dobro e chitarra acustica in primo piano.

Il disco finirebbe così, se non ci fosse la bonus track Climbin’ Up This Mountain, un corale valzerone in stile texano in cui a reggere le sorti vocali con Get ci sono Anthony Basso, Franco Trisciuzzi, Jimmy Joe,Ivo Tulli, che cantano una strofa per ciascuno: tutti si occupano anche di chitarre soliste o dobro, sempre in combinazione col titolare del disco, mentre ai cori oltre a Tea Tidic c’è Matteo Zecchini.