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DEWA BUDJANA – Naurora

di Paolo Crazy Carnevale

13 luglio 2021

dewa budjana naurora

Dewa Budjana – Naurora (Moonjune Records 2021)

C’era parecchia attesa per questa nuova fatica del chitarrista indonesiano: Budjana – e qui lo dimostra – molto difficilmente sbaglia un colpo, ma il disco precedente, Mahandini, resta per chi scrive il punto più alto della sua discografia in casa Moonjune. Naturalmente anche questa volta il musicista non delude e, tanto per cambiare, anche stavolta ribalta le carte in tavola: niente più John Frusciante, Mike Stern, né tantomeno la straordinaria bassista Mohini Dey, per realizzare in piena pandemia e quindi a distanza questo nuovo disco, Budjana si è affidato ad un formazione completamente diversa, col risultato di realizzare un disco molto più jazz, molto più fusion e fluido con un dispiego di musicisti non usuale nei suoi prodotti discografici.

Gli undici minuti della title track aprono il disco in un lungo viaggio sonoro che si dipana con maestria offrendo suggestivi paesaggi e orizzonti che si susseguono in rapidità. Il basso è suonato da Carlitos Del Puerto, musicista cubano che ha lavorato con Lukather, la Streisand e molti altri, la batteria è invece di Simmon Phillips (molto attivo anche in campo heavy metal con Whitesnake, Judas Priest, Satriani), per concludere al piano c’è Joey Alexander, enfant prodige (18 anni!) connazionale di Budjana.

Il fatto di lavorare a distanza, ha permesso al titolare del CD di poter cambiare radicalmente il gruppo tra un brano e l’altro, così nei quasi sette minuti della successiva Swarna Jinga la batteria passa nelle mani di Dave Weckl (considerato uno dei più importanti artisti americani nel suo strumento e nel suo genere, anche se a ben vedere non ha mai avuto problemi a passare dal jazz al rock classico, alla fusion), il basso è quello di Jimmy Johnson, già componente della Steve Gadd Band e come ospite alla chitarra – solista alla pari con Dewa – Mateus Asato.

Kmalasana vede di nuovo in pista la sezione ritmica del brano iniziale e in assenza del piano vede la chitarra protagonista a 360°.

Con Sabana Shanti Budjana mescola le formazioni, col risultato di realizzare il brano più jazz del disco, c’è di nuovo il giovane pianista e c’è soprattutto il sax soprano di Paul McCandless, proprio il fondatore degli Oregon e successivo membro dei Flecktones di Bela Fleck, che diventa la guida dei quasi otto minuti della composizione, a dimostrazione di come Budjana sia sempre più che ben disposto a cedere la scena ai suoi comprimari ed ospiti. A chiudere il disco la lunga Blue Mansion, con Phillips che apre rullando sui suoi tamburi e il resto che arriva un po’ alla volta, Del Puerto, Budjana e il piano e il synth del compagno di scuderia Gary Husband, unica personalità di casa Moonjune coinvolta nel disco.

A conti fatti un buon disco, anche se paga un po’ lo scotto dell’essere stato suonato a distanza e non avere quindi quel sound collettivo del suo predecessore, che essendo derivato invece da una session con i musicisti in presenza, conta su spontaneità e calore tutti suoi.

Paolo Crazy Carnevale