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David Grissom – Trio Live 2020

di Paolo Crazy Carnevale

21 aprile 2021

David-Grissom

David Grissom – Trio Live 2020 (Wide Lode/IRD 2020)

Una nuova grande prova da parte del chitarrista più sottovalutato della storia del rock. È inconcepibile che un talento come quello di Grissom sia completamente ignorato dai circuiti, dalle label, dal pubblico. Eppure è senza dubbio uno dei più bravi chitarristi in circolazione. Con un passato di tutto rispetto anche, visto che la sua sei corde è stata a lungo al servizio di personaggi di un certo rilievo come Joe Ely (nel live a Chicago uscito qualche anno fa c’è proprio Grissom che fa la differenza,ma anche in alcuni dischi di studio e nel live al Liberty Lunch), Mellencamp, McMurtry.

Per non dire del fatto che per un certo periodo ha sostituito Dickey Betts – spesso indisposto, non ancora silurato – nell’Allman Brothers Band.

Questo suo nuovo disco dal vivo potrebbe essere l’occasione per accostarsi a lui visto che la dimensione live – come testimoniato anche dalle quattro bonus track incluse nel disco precedente – è sicuramente quella che più gli si addice: pubblicato come i suoi predecessori dalla piccola ma stoica Wide Lode Records e distribuito in Italia dalla IRD, ci offre un Grissom che gioca in casa, in quella Austin che lo ha accolto anni fa quando vi arrivò dal Texas occidentale.

In formazione trio, quella che gli calza meglio (anche se sulle tracce live del disco precedente c’erano anche delle ottime tastiere): chitarra, basso (Chris Maresh o Glenn Fukunaga, a seconda della disponibilità) e batteria (Bryan Austin).

Tutti e otto i brani del disco provengono dalle serate del martedì al Saxon Pub, storico locale della capitale texana, dove Grissom si esibisce regolarmente.

Grissom non è un guitar hero, nel senso che non fa tante moine e tanti gesti sul palco, ma non è neppure un silenzioso e diligente turnista, è una via di mezzo, sul palco ci sa stare – lo si è visto anche in Italia un paio di anni fa, in forma smagliante al festival blues di Chiari – è un virtuoso e sa passare da un genere all’altro senza mai sbavare.

Le otto tracce sono tutte piuttosto lunghe e vanno dalle composizioni autografe al boogie al blues, ma definire Grissom un chitarrista blues è forse un azzardo, il blues è comunque riveduto alla Grissom, con inventiva, senza essere mai scolastico.
Ne è un particolare esempio la rilettura dello standard Crosscut Saw, un’invenzione dietro l’altra.

La sezione ritmica lo sostiene perfettamente, ritagliandosi anche i propri spazi (nell’originale Way Josè), Grissom quando necessario si occupa anche del canto, che comunque non è il suo piatto forte, anche se gli riesce dignitosamente. Lucy G e Never Came Easy To Me sono due buone dimostrazioni della tecnica alla sei corde, in particolare la seconda con l’uso di effetti, mentre Don’t Loose Your Cool è un boogie di Albert Collins, un po’ risaputo nella struttura ma poi condotto a librarsi dalla rilettura del texano.

In The Open è invece un accorato omaggio al compaesano Freddie King, un veicolo per le piroette della sei corde spinta dall’incalzare del lavoro della sezione ritmica, mentre Sqwawk è un’altra composizione originale, con tutte le carte in regola per essere un classico del jam rock sudista, che permette al titolare di avere libero spazio per le sue evoluzioni sul manico della PRS, la chitarra a cui è sempre fedelissimo.

Il disco si conclude con la tiratissima Boots Likes To Boogie, con un attacco micidiale in cui David snocciola una serie di passaggi uno differente dall’altro che spettinano letteralmente.

Paolo Crazy Carnevale