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BARNEY BENTALL – The Drifter & The Preacher

di Paolo Crazy Carnevale

14 gennaio 2018

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BARNEY BENTALL – The Drifter & The Preacher (True North 2017)

Ai lettori più attenti o sufficientemente stagionati, non sarà sfuggito il nome della label responsabile di questo recente disco del canadese Barney Bentall: la True North è un’etichetta indipendente con una certa storia alle spalle, responsabile tra l’altro della pubblicazione – almeno su suolo canadese – dei dischi di Bruce Cockburn ma anche dei Guess Who, Murray McLauchlan, Blackie Ant The Rodeo Kings e molti altri, inclusa recentemente la cantautrice Cree Buffy St.Marie.

Bentall è un rocker che calca le scene davvero da parecchio tempo, dapprima come leader di band, da una decina d’anni come titolare di un’attività discografica tutta a proprio nome e con una serie di progetti aperti che vanno dal trio con Shari Ulrich e Tom Taylor alla High Bar Band fino ai Cariboo Express: il grosso della sua attività è comunque concentrato sulla carriera solista, come dimostra questo recente disco.

Niente di nuovo sotto il sole, un buon prodotto cantautorale in cui Bentall, con una voce che personalmente mi ricorda quella di Max Gazzè, mette in fila una decina di composizioni più o meno riuscite ed eseguite con l’accompagnamento di una band che gli fornisce il giusto supporto, di volta in volta con assoli di chitarra, tastiere ben suonate, violino (Shari Ulrich?) e naturalmente una robusta sezione ritmica.

Non è male l’inizio con The Miner in cui duetta con il figlio Dustin, più di routine Moon At The Door, seguita dalle due ballatone The Dirfter e Hey Mama, dal costrutto particolarmente elaborato e ben resa anche grazie a cori orchestrati come si deve e ad una sezione fiati che fa un bel botta e risposta con la chitarra solista. In The Morning è un pezzo più intimista, raccolto e qui oltre al duetto con una voce femminile non meglio identificata (il promo che ho in mano mi dice solo i titoli dei brani e poco altro ma si potrebbe propendere per una delle cantanti della High Bar Band), c’è di nuovo il violino, mentre in The Preacher, una delle canzoni più riuscite, c’è un banjo che s’intreccia con una pedal steel.

Un altro duetto, stavolta indicato, è quello della successiva Won’t Change The World in cui troviamo Jim Cuddy, altro canadese noto per essere uno dei fondatori e tutt’ora leader dell’ensemble dei Blue Rodeo: il brano si fa piacere anche grazie alla voce di Cuddy, qualche spanna sopra quella di Bentall, per rendere l’idea siamo in piena atmosfera The Band, complice anche l’uso di una fisarmonica che ben s’innesta nella struttura della composizione. E ben riuscita è anche la lunga Don’t Wait For Me Marie, di nuovo con un duetto femminile, una bella slide nella parte iniziale ed un refrain convincente che esplode nel finale in un solo di chitarra assassino.

Le atmosfere si rifanno raccolte con Say Goodbye To Albert Comfort, sospesa tra arpeggi di chitarre e vibrazioni d’armonica, poi The Ocean And You e On The Shores Of Grise Fjord portano il disco alla sua conclusione.