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ASAF SIRKIS – Solar Flesh

di Paolo Crazy Carnevale

26 agosto 2021

Asaf Sirkis

Asaf Sirkis – Solar Flesh (Moonjune Records 2021)

Asaf Sirkis è un batterista israeliano titolare di molti progetti musicali sviluppatisi e realizzatisi in seno alla ricettiva casa discografica Moonjune: potremmo in qualche modo definirlo uno dei caposaldi dell’etichetta, in quanto componente di quella che è una sorta di open house band che collabora a molti lavori, al pari di Markus Reuter (il prezzemolino di turno, che però in questo disco non figura), l’americano Mark Wingfield (fedele collaboratore di Sirkis invece) e il britannico Gary Husband. Per non dir poi del fatto che il disco è stato registrato in Spagna in quello studio chiamato Casamurada che è senza dubbio il quartier generale dell’etichetta e dei suoi artisti.

Con questo lavoro Sirkis è protagonista, o quanto meno titolare a tutto campo e mette insieme un disco in cui sonorità prog/spaziali si sposano con più avventurose incursioni nella fusion jazzistica. Il risultato è un lavoro dalle sorti alterne, brani gioiosi a modo loro si mescolano a suite più cervellotiche ed elaborate, come abbiamo modo di ascoltare fin dalle due tracce iniziali: Kinship è una composizione di largo respiro nata dall’improvvisazione ma compiuta, tutta suonata da Sirkis con il tastierista Husband e il bassista Kevin Glasgow (più che scozzese, con questo cognome non poteva essere) a cui si aggiunge l’azzeccata voce della vocalist polacca Sylwia Bialas, già titolare con Sirkis di un progetto a due.

Per contro Under The Ice è più chiusa, più fredda, come se volesse davvero esprimere il concetto del “cosa c’è sotto l’Antartide?” espresso dal titolo. Pregevole per altro l’assolo di chitarra racchiuso nel brano (Wingfield?, le liner notes non indicano un chitarrista in questa composizione, ma anche nelle indicazioni riguardanti altri brani sembra esserci qualche dubbio).

È Wingfield sicuramente invece a suonare la sei corde in Aquila che precede la prima parte della suite in tre tempi intitolata Polish Suite, a caratterizzare questa prima parte sono la voce della Bialas e il pianoforte di Husband, poi nella seconda subentrano Sirkis e il bassista, pur lasciando parecchio campo agli altri due compari e alla chitarra dello statunitense e il brano finisce col srotolarsi in una serie di suoni complessi.

Tocca poi alla lunga composizione (For Eric)dedicata al batterista Eric Kamau Gravàtt, autentico ispiratore del leader che giustamente qui fa la parte del leone, nel brano viene usata anche la voce di Sun Ra, anche se la composizione decolla nella più energica parte successiva. Energia che ritroviamo nella title track, in cui Sirkis si scatena sul suo strumento.

La chiusura è affidata al terzo movimento di Polish Suite che riconduce il disco ad atmosfere più tranquille su cui l’ospite Wingfield lascia stridere le sei corde del suo strumento elettrico e per contro ricama poi sapientemente con l’acustica.

Paolo Crazy Carnevale

WINGFIELD/REUTER/SIRKIS – Lighthouse

di Paolo Crazy Carnevale

10 gennaio 2018

lighthouse[598]

WINGFIELD/REUTER/SIRKIS – Lighthouse (Moonjune 2017)

Curioso, quando mi è capitato per le mani questo CD non ho potuto fare a meno di pensare che si trattasse di qualcosa che avesse a che fare con l’omonimo disco di David Crosby uscito un anno prima, non solo per via del titolo, ma la foto di copertina aveva le stesse tonalità ed un’immagine molto simile… c’era poi il fatto che lì Crosby suonava con Michael League che è un musicista di estrazione jazz (ma il disco non era affatto jazz) come quelli coinvolti in questo disco prodotto da Leonardo Pavcovich.

Tutto sbagliato.

Alla radice di questo disco in trio c’è un altro disco, pubblicato sempre dalla Moonjune e registrato in Catalogna quasi contemporaneamente: col titolo di The Stone House è infatti uscito sempre lo scorso anno un acclamato progetto che oltre ai titolari di questo disco vedeva coinvolto il bassista Yaron Stavi, già con Phil Manzanera e David Gilmour. Nelle giornate precedenti alla registrazione di The Stone House, Wingfield, Markus Reuter (Stickmen e Crimson ProjeKCt) e il batterista israeliano Asaf Sirkis hanno jammato, improvvisato e naturalmente registrato tutto sotto la guida di Pavcovich e del soundman Jesus Rovira.

Il risultato sono le sette lunghe, nervose tracce incluse in questo disco, un’impellente raccolta di composizioni all’insegna del classico suono che è un po’ il marchio di fabbrica di casa Moonjune, un prog jazz molto affilato in cui la chitarra di Wingfield e la TouchGuitar di Reuter, entrambe filtrate con l’elettronica, impazzano sul robusto drumming di Sirkis.
Non un disco di facile digestione, certo, ma comunque un buon esempio della tecnica e delle capacità di questi musicisti, oltre che della straordinaria inclinazione per la label ed il suo comandante a creare situazioni propizie, incontri tra musicisti di diversa estrazione, nazionalità, esperienza, mettendoli in condizione di produrre e creare in sintonia.