Archivio di luglio 2025

KATE MCDONNELL – Trapeze

di Paolo Baiotti

21 luglio 2025

KateMcDonnell

KATE MCDONNELL
TRAPEZE
Dog Eared Discs 2024

Nata a Baltimora nel ’63 in una famiglia di musicisti professionisti (i nonni) o dilettanti (i genitori), Kate ha alle spalle una carriera non molto prolifica, ma significativa. Introdotta alla musica folk dai dischi di Joan Baez, ha imparato a suonare la chitarra appassionandosi a musicisti come Leo Kottke e Steve Howe. Dotata di una voce da soprano, ha formato un duo con la sorella gemella suonando nell’area di Baltimora durante il periodo del college. Dopo una pausa si è unita al chitarrista Freddie Tane (ex Bill Haley) con il quale ha inciso due dischi, aprendo per Bob Dylan, Willie Nelson e Judy Collins. Nei primi anni novanta ha iniziato a scrivere e a suonare da sola nei festival folk più conosciuti (Kerrville, Falcon Ridge) esordendo nel ’92 con Broken Bones, accolto positivamente dalla critica. Tour americani ed europei si sono susseguiti dal ’98 quando ha inciso Next, seguito tre anni dopo da Don’t Get Me Started presentato anche al Festival di Newport. Nel 2005 è uscito Where The Mongoes Are (Appleseed Recordings), ma l’anno dopo Kate ha deciso di dedicarsi agli studi per diventare terapeuta infantile, ottenendo il diploma e lavorando per dieci anni in questo settore pur non tralasciando la musica. Ha continuato a scrivere con la partner Anne Lindley finchè nel 2020, durante la pandemia, è tornata in studio vicino a Woodstock per incidere Ballad Of A Bad Girl con musicisti di qualità (Jerry Marotta, Tony Levin). Tre anni dopo è la volta di Trapeze che comprende 14 tracce scritte tra il 2021 e il 2024 con l’eccezione di una traccia del 2012, la metà in coppia con la Lindley. Assistita alla produzione da Jimi Woodul che ha registrato il disco nel suo studio suonando vari strumenti (chitarra, tastiere, synth, percussioni), alla batteria dal vecchio collaboratore Sam Zucchini e al basso da James Gascoyne, Kate mantiene le sue caratteristiche di cantatutrice folk con venature rock e pop, più accentuate in questa occasione. Si alternano tempi lenti e più ritmati sempre con una forte vena melodica, cori accattivanti e un accompagnamento discreto in cui la chitarra ha un ruolo primario. Forse la sforbiciatura di un paio di brani avrebbe giovato all’ascolto, tuttavia la title track, ballata intima interpretata con intensità, la ritmata A Hard Heart, Come Over Here influenzata dalla scrittura e dal modo di cantare di Joan Baez, la trascinante Nowhere To Go, l’animata Fight For Your Life, Step Right Up con un testo contro il rischio della vendita indiscriminata delle armi e la sofferta Madeleine dimostrano le doti di autrice e di interprete di Kate.
La confezione in digipack del cd è molto curata e comprende i testi delle canzoni.

Paolo Baiotti

BIRDFEEDER – Woodstock

di Paolo Baiotti

9 luglio 2025

Birdfeeder_Woodstock_Cover

BIRDFEEDER
WOODSTOCK
Soul Selects 2024

Chris Harford, solista e membro fondamentale della indie-band 3 Colors, nei primi anni novanta si ritrova con l’amico Mark Mulcahy, batterista e cantante solista nonché anima dei Miracle Legion e poi dei Polaris. Entrambi dell’area di Boston, registrano dei demos che restano per un paio di decenni in cantina, finchè Chris li fa ascoltare a Kevin Salem, chitarrista e cantante, autore di Soma City nel ’94 seguito da altri due album da solista, dopo avere fatto parte dei Dumptruck e per un breve periodo dei Yo La Tengo. A causa di problemi di salute Kevin aveva messo da parte la carriera solista dedicandosi alla produzione e alla scrittura di colonne sonore, trasferendosi a Woodstock. Harford e Salem decidono di registrare alcuni di questi demos, aggiungendo un paio di brani nello studio del chitarrista che produce il disco o, meglio, il mini-album formato da otto brani per meno di mezzora, che ha come copertina una foto dello studio. Il nome Birdfeeder viene suggerito da Mark, voce solista in tutte le canzoni. Siamo in ambito indie-rock con venature pop, canzoni semplici arrangiate in modo essenziale e minimale, che hanno un loro fascino e una ragione d’essere, trattandosi di tre musicisti di valore.
Se l’apertura di Big Chairs And Candy ricorda i Wilco più rilassati anche nella voce, She Stood Up At The PTA ha una melodia azzeccata, come la beatlesiana My Cousin. Più vicine al rock il primo singolo So Triangular, pur essendo molto asciutto con qualche somiglianza con i fratelli Dickinson e la ritmata So It’s a Bomb, mentre il suono si ammorbidisce nuovamente in Born This Way (da apprezzare gli intrecci vocali tra Mark e Chris) e nell’acustica A Fairy Tale cantata parzialmente in falsetto. In chiusura l’unico demo invariato rispetto al nastro originale, la distorta e sperimentale Super Diamondaire, che non si amalgama con il resto del materiale.

Paolo Baiotti

ROSALBA GUASTELLA – Dharma

di Paolo Baiotti

3 luglio 2025

cover

ROSALBA GUASTELLA
DHARMA
Rubber Soul 2025

Terzo album solista per la cantautrice torinese Rosalba Guastella, in passato vocalist dell’ultima formazione dei No Strange. Dopo il folk-blues dai morbidi sapori psichedelici di matrice britannica dell’esordio My Little Songs, il successivo Grace si rivolgeva maggiormente verso la west coast di fine anni sessanta, l’epoca hippy del flower power con influenze orientali. Dharma si può leggere come una sintesi dei due dischi precedenti, con la voce dolce a tratti sussurrata di Rosalba avvolta da una maggiore incidenza strumentale della chitarra di Dario Lombardo e della tromba di Stefano Chiappo, con qualche altro intervento di rilievo.
Come sempre è da apprezzare la passione con la quale è curata la grafica del disco, pubblicato dalla Rubber Soul (emanazione dell’omonimo negozio torinese) per ora in un’edizione di cento copie numerate in vinile colorato (splatter arancio o blu) comprendente un inserto con i testi.
L’iniziale At Fillmore è una sintesi di influenze indiane e californiane con la voce che assume tonalità alla Grace Slick, strumenti indiani e mirati inserimenti della chitarra di Dario, seguita dal folk orientaleggiante di The Green Valley in cui spiccano le tastiere di Ludovico Ellena e il flauto di Guido Rossetti e dal folk gitano-californiano (se così si può dire) di Gipsy che richiama la vocalità di Patti Smith. Dopo Water, caratterizzata da un tappeto di tastiere e da giochi vocali di Rosalba, The Real Me chiude il primo lato mettendo in luce, dopo un breve momento vocale, una tromba evocativa che duetta con la chitarra. Si riparte con la minimale e spettrale Shape Of Waterfall che sfuma nella ritmata Over The Rain, prima traccia non scritta da Rosalba, ma da Marco Milanesio. Don’t Stay Away, composta da Claudio Belletti (musica) e Rosalba (testo) è lenta e rilassata, un esempio di psichedelia rarefatta, in cui si inseriscono i vocalizzi della cantante e la chitarra robusta di Stefano Danusso. La romantica ballata pianistica Julia opera di Rosario, padre di Rosalba che ne ha scritto il testo, sembra un po’ fuori contesto e precede la chiusura morbida e sussurrata di Radio, forse un po’ fragile.
Nel compesso Dharma è un album pregevole che necessita di essere assorbito con la giusta lentezza, con qualche carenza nella parte finale.
Il disco si può ascoltare e acquistare qui: https://rosalbaguastella.bandcamp.com/album/dharma

Paolo Baiotti