LUCINDA WILLIAMS – Runnin’ Down A Dream/Southern Soul

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LUCINDA WILLIAMS
Runnin’ Down A Dream: A Tribute To Tom Petty/Lu’s Juke Box Vol.1 (Thirty Tigers 2021)
Southern Soul: From Memphis To Muscle Shoals/Lu’s Juke Box Vol.2 (Thirty Tigers 2021)

È ormai risaputo che durante i lunghi mesi di fase acuta della pandemia, molti artisti hanno cercato di inventarsi soluzioni alternative all’impossibilità di andare in tour a guadagnarsi la pagnotta (parliamo di artisti i cui introiti non consentono di starsene in panciolle a godersi i proventi di una carriera di successo). Qualcuno si è dilettato in concerti casalinghi, pensiamo alle discutibili session intorno al caminetto del bisonte canadese ( anche se lui problemi economici non dovrebbe averne!),alle spoglie esibizioni in salotto dell’ex Byrd John York, alle simpatiche (ma caspita sono sempre gli stessi brani!) escursioni sonore di John Fogerty e figli; qualcun altro ha fatto dei veri e propri concerti senza pubblico (imperdibili quelli della Tedeschi Trucks Band), altri ancora – ed è il caso di Lucinda Williams – invece del solito concerto hanno offerto registrazioni tematiche che ora stanno diventando una serie di CD di cui questi sono solo i primi due.

Un tributo a Tom Petty ci voleva. Non si discute. Pare strano che ancora nessun altro ci abbia pensato, anche se all’indomani della scomparsa del biondo Seminole di Gainesville in giro per gli Stati Uniti si erano tenuti diversi concerti in suo onore.

Lucinda è forse il personaggio più indicato per confrontarsi col repertorio di Petty, è una delle epoche artiste a possedere quell’indomito spirito rock’n’roll necessario alla bisogna. Certo l’informalità delle sessioni manca forse di quel pizzo di raffinatezza che Tom era in grado di infondere alla propria musica, ma l’urgenza del sound e la sua ruvidità garantiscono alla Williams il risultato. Accompagnata in questa serie di dischi dalla sua band e non dagli eccelsi turnisti che di solito usa nelle produzioni di studio, la cantante sfodera dodici brani di Petty ed un originale (a lui dedicato) che non sfigura al loro cospetto.

Il cantato di Lucinda graffia, morde, accarezza, coccola, penetra, convince e le sue versioni di classici senza tempo come Won’t Back Down, Runnin’ Down A Dream, una soffertissima Southern Accents e l’arcinota Wildflowers sono godibili come le riprese di brani meno celebrati come la cupa Face In The Crowd, Room At The Top e You Wreck Me e soprattutto un’ottima e dylaniana Down South che in origine Petty aveva relegato nel non eccelso Highway Companion, col risultato di essere stata dimenticata in fretta.

Accompagnata dalla stessa formazione (Stuart Mathis e Joshua Grange alle chitarre, Steve Mackey al basso e Fred Eltringham alla batteria), la Williams col secondo disco del suo Juke Box personale rende ulteriore omaggio alle proprie radici sudiste. Stavolta l’ago punta sulla musica nata tra le sponde dei fiumi Mississippi e Tennessee, la musica prodotta negli storici studi di McLemore Avenue a Memphis e in quelli ancor più celebrati di Muscle Shoals. Il disco, intitolato giustamente Southern Soul allinea una decina di standard totali e una composizione risalente al suo celebrato Car Wheels On A Gravel Road. Anche in questo caso il sound è molto compatto, non differente da quello del disco precedente, ma al tempo stesso – mentre a certe composizioni di Petty la Williams aveva conferito tonalità cupe – capaci di suonare con quel classico gusto sixties da cuori spezzati (e non è un gioco di parole col nome del gruppo di Petty) proprio di certa musica.

Curioso ad esempio come pur con l’assenza di ogni tastiera (che nelle musiche di riferimento era quasi d’obbligo suonata dai vari Spooner Oldham, Booker T o Barry Beckett) lo spirito si mantenga grazie alle evoluzioni delle due chitarre.

Si parte con la classicissima Games People Play e si procede con una meno nota ma bellissima You’ll Loose A Good Thing. Grande lavoro sul successo di Bobby Gentry Ode To Billy Joe (già eseguita altrove da Lu accompagnata dai Mercury Rev) qui con quasi sei minuti di durata con risultato da applausi. Buone versioni anche per I Can’t Stand The Rain (virata rock), per la soul ballad Misty Blue e Main Street Mission.

Personalissima la rilettura di Don’t Miss Your Water, più classica la bella It Tears Me Up firmata da Penn e Oldham, spettacolare la Rainy Night In Georgia di Tony Joe White seguita da una Take Me To The River notturna e ricca di groove che richiama lontanamente la versione che ne diedero i Talking Heads. Allestita alla bisogna ovviamente anche l’unica composizione firmata dalla rockeuse della Louisiana, Still I Long For Your Kiss, che aveva comunque già in nuce nell’originale del 1998 certe caratteristiche che l’arrangiamento “juke box” valorizza.

Paolo Crazy Carnevale

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