ENRICO CIPOLLINI & THE SKYHORSES – Crossing

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ENRICO CIPOLLINI & THE SKYHORSES
CROSSING
Autoprodotto/IRD 2020

Cantautore di ispirazione country/blues/folk, dopo esser stato chitarrista e autore per diverse band (Underground Railroad, Free Jam e Violassenzio) con le quali ha pubblicato alcuni album, ha intrapreso un progetto solista acustico inaugurato nel 2016 con il suo primo disco Stubborn Will. Inoltre ha aperto i concerti di artisti internazionali come Pulp Dogs, Paolo Bonfanti, Hollis Brown, Mary Cutrufello, Nine Below Zero, Jono Manson e Buford Pope. Per questo secondo album dove il ruolo della band è predominante rispetto al lavoro precedente, si è avvalso della collaborazione dei colleghi e amici Iarin Munari alla batteria, Fabio Cremonini al violino, Roberto Catani al basso e di alcuni ospiti come la cantautrice irlandese Joanna Marie, Fabrizio Luca alle percussioni, Nick Muneratti al basso e Annalisa Vassalli alla voce. Per questo il progetto è stato intitolato anche al gruppo diventato stabile con il nome The Skyhorses Pur prevalendo gli strumenti acustici in un ambito che ha come riferimento il folk e il country-blues con dobro, chitarra acustica e violino in primo piano, creando degli incroci dai quali prende nome il titolo The Crossing, il disco è molto energico e non lascia trapelare l’origine italiana dei musicisti, potendo tranquillamente essere percepito come un lavoro di matrice anglosassone. E’ da apprezzare anche lo sforzo compositivo, visto che i 12 brani sono tutti autografi.
Il tocco del dobro dell’opener Slipping Away ricorda il Ry Cooder desertico, con la voce sicura e convincente di Enrico che si inserisce mentre il brano (caratterizzato da un testo amaro sulle difficoltà di un agricoltore) accelera percorso dal violino e dalla batteria. Nella ballata pianistica Down The Line Cipollini suona anche piano e organo, ma è sempre lo strumento a corde a dare quel qualcosa in più, così come nella successiva bluesata History Repeating, più dura sia nel testo che nella musica ipnotica e cadenzata con un bel finale strumentale di violino e dobro.
Nel prosieguo colpiscono la calma almeno apparente di Someone I Know (che ricorda le ballate di Jason Isbell) in cui il violino ha un ruolo determinante, l’intima What’s Left To Do con un testo dolente su un rapporto giunto alla fase finale, accompagnato dal violoncello di Andrea Franchi e la dolce The Only Name in cui Enrico duetta con Joanna Marie.
Nella parte finale, dopo la ritmata Not Worth It, si susseguono tre brani suonati interamente da Cipollini tra i quali spicca la dolente e calibrata Out Of Here, nella quale le inflessioni vocali mi hanno ricordato Elton John, che chiude il disco in modo sommesso.

Paolo Baiotti

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