SU ANDERSSON – Train Stories

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SU ANDERSSON
TRAIN STORIES
Firma Su 2020

Le traiettorie della vita sono misteriose…a volte capitano le cose più strane. Così può succedere che un architetto di successo della costa ovest della Svezia, nonché amministratore delegato di una società con alle spalle una carriera nel mondo del lavoro di 35 anni, a un certo punto si ricordi della passione giovanile per la musica e decida di mollare tutto per dedicarsi ad una nuova avventura. Questo è successo a Su Andersson intorno al 2015: qualche registrazione, la partecipazione a serate per apprendisti folksingers in Svezia e a New York e poi l’ascolto di un disco della cantautrice Laura Gibson, Empire Bulding, basato su un viaggio in treno negli Stati Uniti. Anche Su ha deciso di viaggiare coast to coast da Chicago a San Francisco e ritorno, raccontando sensazioni di viaggio, episodi, storie di altri passeggeri e sogni con un accompagnamento musicale che miscela elementi di folk e pop-rock cantautorale con qualche influenza country e una voce sufficientemente sicura, seppur non particolarmente originale, nella quale si possono ritrovare echi di Chrissie Hynde, Kate Campbell e Rosanne Cash. Sul suo sito c’è anche una mappa con l’indicazione dei luoghi visitati, mentre il libretto del cd aggiunge ai testi in inglese alcune foto del viaggio.
Così l’opener For Roses And Rain descrive l’attesa per la partenza, On The Train part 1 racconta le prime due giornate di viaggio e la swingata e bluesata On The Train part 2 le ultime ore. In mezzo ci sono gli incontri: quello con un pescatore e suo figlio o con il sindaco di Cameron in Arizona, le sensazioni dei fiori a San Francisco, il risveglio in un’alba nebbiosa raccontato dalla deliziosa ballata Early Morning Alleys, la scoperta di una cittadina in Hibiscus Margaritas, la grandezza di Los Angeles in The City Of Dark And Bright Angels.
Prodotto con Henning Sernhade e Frida Claeson Johansson e registrato quasi interamente a Goteborg con un ristretto gruppo di musicisti, Train Stories è un esordio più che discreto che conferma il fascino dell’Americana per molti musicisti svedesi

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