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TIM GRIMM – The Little In-Between

di Paolo Crazy Carnevale

20 maggio 2023

tim grimm

TIM GRIMM – The Little In-Between (Appaloosa/IRD 2023)

Tim Grimm, dalla sua fattoria in Oklahoma torna a consegnarci una manciata di nuove composizioni: anche stavolta per il pubblico nostrano arriva tramite l’Appaloosa, nella consueta confezione con i testi in inglese e tradotti ad uso e consumo del nostro pubblico. È vero che l’inglese, a spanne, dovrebbe essere ormai di dominio pubblico, ma i testi delle canzoni spesso necessitano di una traduzione più puntualizzata e accorta, proprio come quelle dei dischi Appaloosa.

Rispetto agli ultimi ottimi lavori, Grimm rinuncia qui all’apparato strumentale ad opera dei componenti della sua famiglia, la genesi del disco è molto semplice: in una giornata il nostro ha messo giù le tracce base in Oklahoma, nel febbraio dello scorso anno, poi ha spedito il malloppo alla cellista Alice Allen che nel suo eremo scozzese ha aggiunto il suo strumento nel mese di luglio.

Infine, nello studio del grande Jono Manson in New Mexico, lo scorso ottobre sono state inserite le chitarre elettriche, il basso e la batteria, neppure in tutti i brani.

Il risultato è un breve disco (sotto i quaranta minuti) da consumare dalla prima all’ultima nota, sorretto dalla voce di Grimm che mette sul piatto nove brani di diversa ispirazione, spesso legati ai ricordi familiari e alle proprie sensazioni.

Non aggiunge certamente nulla di nuovo a quanto già sappiamo di questo artista, ma è una conferma del suo talento e della sua ispirazione: canzoni d’autore umili, sorrette dalla chitarra acustica pizzicata o arpeggiata, con essenziali inserti del violoncello (Alice Allen), dell’elettrica o della pedal steel (Sergio Webb).

Echi di un altro campagnolo, Greg Brown, immancabili rimandi a Bruce e a McDermott, rispetto ai quali però Grimm pecca nella mancanza di epicità, puntando più sul quotidiano.

L’iniziale The Leaving è eseguita in quasi solitudine, The Lonseome All The Time vede invece entrare la band al completa con Webb efficace alla pedal steel. I Don’t Know This World è uno dei brani in cui l’influenza dello Springsteen più interiore si fa sentire maggiormente, echi del Tom Russell di Man from God Knows Where emergono in Stirrin’ Up Trouble. Il cello della Allen in The Breath Of Burnin’ suona un po’ come il violino di David Lindley nei vecchi dischi di Jackson Browne.

Una delle cose migliori, anche per il bel testo in ricordo della figura paterna, è New Boots, che forma una gran doppietta con la seguente Twenty Years Of Shadows, altra bella composizione in cui Grimm gioca all’autocitazione costruendo il riuscito ritornello usando i titoli di sue vecchie canzoni guardando bene di farle diventare una frase compiuta. Forse il punto forte del disco, con l’interplay tra cello e chitarra elettrica che dà la sensazione che i musicisti fossero in studio insieme e nello stesso posto.

Il disco si chiude in punta di piedi con Bigger Than The Sky.

Paolo Crazy Carnevale

TIM GRIMM & THE FAMILY BAND – Heart Land Again

di Paolo Crazy Carnevale

30 ottobre 2019

Tim Grimm Heart Land Again[1582]

TIM GRIMM & THE FAMILY BAND – Heart Land Again (Appaloosa/Cavalier 2019)

Nuovo disco per il cantautore Tim Grimm, sulla breccia ormai da oltre un ventennio. Accasatosi presso la Cavalier Records ma con esclusiva italiana dell’Appaloosa, Grimm è infatti stato spesso ospite nel nostro Paese, e proprio per l’etichetta lombarda ha deciso di dare alle stampe questa sua rivisitazione del suo disco del 1999 Heart Land, originariamente su Vault records,il disco che per sua stessa ammissione era nato dalla scelta di andare a vivere nel Mid West, innamorandosi dell’atmosfera rurale e della gente che ne è parte e che gli ha ispirato le canzoni.

In quel periodo Grimm e sua moglie Jan avevano acquistato una fattoria di 80 acri nell’Indiana e da questa scelta erano appunto scaturite le canzoni che costituivano il disco e che Grimm sostiene siano arrivate come una sorta di dono.
Ora, a vent’anni di distanza, continuando ad altalenarsi tra musica, teatro e vita rurale, in quella fattoria dove lui e Jan hanno tirato su i loro figli Jackson e Connor, è tornato a rivivere quel vecchio disco, le cui canzoni sono state riprese in Heart Land Again. E la Family Band è composta tutta dai componenti del nucleo familiare dei Grimm, Tim canta e suona la chitarra, Connor si occupa di basso elettrico ed acustico, Jackson di chitarre, mandolino, harmonium e banjo, Jan dell’armonica.
Il risultato è una brillante e godibilissima rivisitazione quasi totale (con un paio di brani nuovi) di un disco costruito su storie rurali, molto riuscite, incentrate sui ritmi stagionali della fattoria, sui personaggi che le orbitano attorno, storie pregnanti, piccoli racconti, scenette di vita quotidiana, intimità rurale, deliziosi arrangiamenti che mettono in risalto il cantato di Tim e il suo songwriting, con gran parte del merito da attribuire a Jackson Grimm che ne sottolinea molto azzeccatamente le sfumature sia tra le mani sue mani sia stretta una chitarra elettrica, un’acustica, un mandolino, mentre tutta la famiglia provvede alle armonie vocali.

Dall’iniziale Staying In Love al ritmo ossessivo del traditional Sowin’ On The Mountain, al talkin’ folk di Perfect Getaway che racconta del tentativo di fuga di tre ragazzi decisi a sfuggire alla noia della provincia, diretti verso la California, ma mai arrivati.

80 Acres, prende evidentemente le mosse proprio da quella fattoria acquistata dai Grimm, That Old Man ha un delizioso supporto strumentale ed è dettata dall’amore per la terra che Grimm ha mutuato dal nonno.

Oltre ai Grimm, nel disco si ascoltano il piano di Dan Lodge-Rigal (che è l’unico musicista della conclusiva Pumpkin The Cat) e le percussioni di Ben Lumsdaine, mentre la produzione è affidata a David Weber che si era preoccupato di registrare anche l’Heart Land originario.

TIM GRIMM – A Stranger In This Time

di Ronald Stancanelli

24 aprile 2017

tim grimm

TIM GRIMM
A STRANGER IN THIS TIME
IRD APPALOOSA 2017

Tim Grimm mi ricorda indelebilmente ed in modo profondo un capolavoro cantautoriale del 1989, l’album Eagles in the Rain di Tom Pacheco. Lo stesso feeling, la stessa grinta, lo stesso pathos, la stessa profondità della voce e lo stesso eccellente ritmico incedere dei suoni.

Disco straordinario era quello di ormai una trentina di anni fa e disco straordinario è questo uscito da pochi giorni.
Tim Grimm ha coltivato un suo sogno facendolo poi avverare, che era quello di suonare o addirittura collaborare col suo idolo Ramblin’ Jack Elliot. Nel corso degli anni ha estrinsecato tutta la sua vena artistica e poetica in 12 album, questo dovrebbe essere il tredicesimo, nell’ aver studiato recitazione accanto ad Harrison Ford, nell’aver partecipato a vari film e serie tv e nell’aver diviso il palco con il poeta Wendell Berry. ( *vedi in fondo)

La sua voce calda, profonda, intensa come dicevamo assomiglia in modo notevole a quella di Tom Pacheco pur non disdegnando qualche lieve assonanza con John Prine o Johnny Cash e i suoi racconti in musica potrebbero attraversare un universo straordinario di artisti che abbiamo nel corso degli anni, o del tempo, assaporato tutti con piacere e giusta moderazione; quindi il percorso di questo interessante e bravissimo artista può tranquillamente scorrere vicino e parallelo a quelli appunto di Pacheco, Cash, Prine ma possiamo tranquillamente aggiungere a questa gloriosa schiera ovviamente Ramblin’ Jack Elliot ma anche i Wilco, Woody Guthrie, Butch Hancock, Hank Williams Jr, Jim Ringer, Country Joe Mc Donald, Pete Seeger & Arlo Guthrie. Insomma una bella fetta di atmosfera della storia musicale che ci ha attraversato in questi decenni è presente in questo ottimo A STRANGER IN THIS TIME che la IRD/Appaloosa distribuisce nel nostro paese con anche un tour che in questi giorni tocca varie cittadine sulle cui date potete aggiornarvi in rete. Nella data di Vicenza del 29 aprile Grimm sarà accompagnato nella serata da un altro splendido cantautore, quel Lance Canales autore dell’eccellente THE BLESSING AND THE CURSE del quale parlammo su queste pagine proprio un anno fa!

Tornado a Grimm il disco è accreditato a Tim Grimm e Family Band essendo lui in detto contesto accompagnato dalla moglie Jan Lucas all’armonica e alla voce e dai due figli, Connor e Jackson rispettivamente al basso e alle chitarre , banjo e mandolino. Album inciso nella tranquilla solitudine di uno studio di registrazione ubicato nella di lui casa, il disco in undici brani regala sensazioni ed emozioni a profusione. Nel libretto interno i testi sia in lingua originale che nella traduzione italiana raccontano del proprio territorio e conseguentemente delle stesse radici, del cambiamento in peggio che sta subendo il nostro pianeta, di ricordi di persone care, di vividi ricordi familiari ove è intenso in Thirteen Years e Finding Home un parallelo con le tematiche del mai dimenticato Jim Ringer.

Un disco sincero, vero ed appassionato, sicuramente personale, che attraversa però argomenti cari a tanti con ballate poeticamente importanti e penetranti.

Un album di cantautorato folk/country che affonda le sue avvolgenti radici nel terreno più caro a chi guardando avanti cerca avidamente il sole più caldo e dolce nel proprio futuro mentre camminando si accorge che ad entrambi i lati del percorso tutto sia pregno delle peggiori componenti che il presente possa darci, anzi obbligarci a subire.

Grande disco per un personaggio estremamente valido che appunto sembra provenire dal nostro miglior passato musicale e che è ingentilito dalla presenza discreta e delicata di Hannah Linn alle percussioni e Diederik Van Wassenaer al violino. Di una semplicità disarmante la copertina che riassume in questo semplice disegno il bisogno di unicità e poca complessità di cui tutti forse abbiamo bisogno.

* Nota
Wendell Berry (Henry Count, 5 agosto 1934) poeta dell’America rurale come è stato definito dal New York Times è autore di oltre quindici libri oltre a una miriade di saggi e poesie.Laureatosi nell’Università del Kentucky ha insegnato letteratura e scrittura creativa in varie sedi universitarie. E’ poi tornato nel suo stato, ove la sua famiglia risiedeva dal 1800 e coltiva da decenni 125 acri dei suoi terreni seguendo metodi tradizionali e biologici. I suoi scritti pongono l’evidenza su ambiente, agricoltura, famiglia, comunità tradizionali e responsabilità dell’essere umano oltre che coesistenza fra uomo e natura. Vari suoi libri sono usciti nel nostro paese a cura prima della Editrice Fiorentina e poi per la torinese Lindau. Mangiare è un atto agricolo. La strada dell’ignoranza e Il corpo e la terra sono tre tomi che consigliamo per conoscere detto importante autore.