AUBURN – Mixed Feelings

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AUBURN
Mixed Feelings
(Bat Country/Scarlet Records 2015)

Inglesi… sissignori questi Auburn, facenti capo alla vocalist Liz Lenten, a dispetto del suono – peraltro abbastanza fuori dagli schemi – e del fatto di incidere per una label che si direbbe texana (per via del nome), sono proprio britannici. E non tragga in inganno il fatto che il disco sia inciso a Nashville e ci giunga tramite la distribuzione svedese Hemifran, Auburn è una band che non si riesce ad incanalare facilmente quanto a genere. Il termine “americana”, ormai abusatissimo, possiamo lasciarlo a casa, qui siamo in preda ad atmosfere elettro-acustiche urbane, a tratti notturne, quasi la Lenten fosse andata a scuola di songwriting da Elliot Murphy o da Lou Reed, senza però il piglio proto o post punk dell’uno o dell’altro, complice la seconda voce del gruppo, JT Brown, che ricorda da vicino le tonalità della voce di Murphy. Se il nome di Ramsay Midwood vi dice qualcosa, potrebbe essere un buon termine di paragone.

Fuorviante anche il fatto che ci siano violino, dobro e banjo, usati però con accortezza ed intelligenza in un genere lontano da quelli in cui questi strumenti sono invece di casa. Il gruppo per altro è sulla breccia da una quindicina d’anni abbondanti, con qualche rimaneggiamento, ed ha diverse produzioni al proprio attivo, ma non le conosco. Questa nuova uscita è però accattivante, magari non in tutte le sue parti, e qui il titolo “Mixed Feelings” calza proprio a pennello, si passa da atmosfere agresti (“Hell Hath No Fury”) a canzoni dall’incedere più ossessivo (“Crystal Stairs”, autentica perla), dalla morbidezza di ballate come “Lovely Lullaby” alla forza trascinante della title track e di “Out There”. Ma la differenza la fanno l’uso degli strumenti tradizionali abbinati all’organo e ad un Wurlitzer vincente e le trame vocali che sprigionano le ugole dei due vocalist, in particolare la leader, la cui voce qualcuno non ha esitato a definire “così dolce da fare arricciare i capelli”, ma al tempo stesso capace di inventarsi delle situazioni canore che potremmo definire inattese.

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