BOCEPHUS KING – The Illusion Of Permanence

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BOCEPHUS KING
The Illusion Of Permanence
2015 Appaloosa IRD

Avevamo ascoltato recentemente questo nuovo lavoro di Bocephus King che però ci aveva lasciato perplessi e lo avevamo messo da parte per riascoltarlo con calma ma onestamente era poi restato nel classico cassetto. Poi essendo il musicista canadese stato la vera anima allegra e festosa di tutto il Buscadero Days da poco svoltosi a Pusiano abbiamo rimesso il suo cd sul piatto e lo stiamo riascoltando riscoprendolo sotto un’altra luce.

Nei vari show nei quali lo abbiamo visto, due da solo e vari assieme ad altri artisti, Bocephus King ha dato l’idea di essere un vero animale da palcoscenico, superbo assieme a Bob Rondelli, e di divertirsi a fare il suo mestiere in modo impeccabile. Veramente il tocco in più che ha illuminato i due giorni di festa e musica sul lago di Pusiano. Ricordando che il suo vero nome è James Perry e che arriva da Tsawwassen, un piccolo paese canadese di pescatori sull’Oceano Pacifico che molto lo ha ispirato a scrivere le sue canzoni a volte brevi o minimali che sono un compendio di rock, blues, folk, country e dense di tante altre sfaccettature musicali. Nella stranezza di vari suoi brani e dei loro particolari arrangiamenti l’artista canadese ci ricorda sia Jonathan Richamn che Ben Vaughn e questo The Illusion of Permanence è il suo sesto lavoro. Ricordiamo anche che Bocephus, che ha trovato nell’Italia il suo secondo paese, ha prodotto i due dischi solo del cantautore Andrea Parodi e che insieme hanno partecipato con Suzanne al tributo a Fabrizio De André 1000 PAPAVERI ROSSI del 2003.

Un lavoro interessante anche se fruibile in modo più semplice solo dopo alcuni ascolti questo The Illusion of Permanence, titolo molto significativo e profondo, mescola in alcuni frangenti sonorità folkeggianti a influenze orientali talvolta lente e strascicate (The Light that has lighted the World) mentre in altri momenti una lunga distesa country illumina il percorso (Hummingbird) e ancora in altra circostanza propone una geniale ballata di estesa ampiezza con la voce in tracimante forma di gran crescendo e una chitarra acustica lancinante che ne fanno il gioiello del disco (Roadside Shrine). Disco che nel coloratissimo ed eccellente libretto ha le liriche sia in inglese che in italiano e nel quale Bocephus suona oltre una mezza dozzina di strumenti coadiuvato da altri nove artisti tra cui Max Malavasi alla batteria e percussioni che abbiamo anche sentito a Pusiano in più set musicali appunto alle percussioni.

La quasi totalità dei brani è a firma del musicista canadese o da solo o con altri artisti mentre due sono le cover, una da Reverendo G . Davies e l’altra di George Harrison. Un percorso musicale quello di Bocephus King sinceramente non facile e che ovviamente non mira certamente alla canzone da classifica e nemmeno, diremmo, alla sua orecchiabilità; ma ciò non toglie che questo disco possa essere assimilato ed apprezzato da una buona schiera di ascoltatori appassionati di buona e sperimentale musica. I testi, aiuta la traduzione, sono intelligenti e profondamente rivolti a una ricerca sia essa interiore che esteriore verso un approdo, un porto che per un attimo fermi il troubador, sognatore, viaggiatore e gli dia il tempo giusto per la riflessione. Un bel profondo lavoro che non esitiamo a consigliare. Stramba, e non poteva non essere che così, la cover nel cui interno le dediche sono rivolte per due terzi ad interlocutori del nostro paese. Prodotto dalla nostrana Appaloosa è distribuito da IRD.

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