PHIL CODY – Cody Sings Zevon

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PHIL CODY
Cody Sings Zevon
(2014)

Sono passati dieci anni da quando Warren Zevon è passato a miglior vita, lasciando un grande vuoto nel panorama musicale. Nel corso di questi anni sono state pubblicate raccolte di sue canzoni eseguite da altri artisti, pubblicazioni postume d’archivio, qualcuno, come Bob Dylan ha eseguito le sue canzoni durante i propri concerti, ma se c’è un artista che è sempre parso particolarmente in sintonia con Zevon, questo è senza dubbio Phil Cody, cantautore e rocker oriundo dell’Ohio, ma da anni di base a Venice in California. Sono anni che Cody latita dal mercato discografico, credo che l’ultima apparizione sia stata proprio su uno dei due tributi a Warren Zevon, ma in realtà non ha mai smesso di comporre e suonare, anzi, ho avuto la fortuna di ascoltare parte del suo nuovo repertorio mentre lo stava rifinendo in studio e spero vivamente che queste nuove cose vedano presto la luce. Lo scorso febbraio, comunque, Cody ha messo in vendita online questo nuovo disco, tutto in onore del maestro e amico Zevon, che lo aveva ribattezzato Professor Shoemaker e voluto come spalla durante i suoi tour.

Dodici brani, ripescati un po’ da tutti i dischi di Zevon, registrati tra l’estate e l’autunno del 2013, perlopiù con il solo contributo di Steve “Guitar” McCormick, da anni amico e chitarrista di Cody, che ha accompagnato anche in un paio di tour italiani e che qui siede anche in veste di produttore suonando con Cody quasi tutti gli strumenti, salvo qualche comparsata di altri amici come il batterista Andy Kamman, il mandolinista Matt Cartsonis e il bassista Eric Lynn.

Un tributo molto intimo quello di Cody, che rilegge con passione, devozione, commozione le canzoni di Warren. Rispetto alle versioni originali scompare quasi del tutto il pianoforte – lo strumento di Zevon – e a pennellare i brani ci sono una moltitudine di strumenti a corda che McCormick sa introdurre e suonare come pochi, sia che si tratti di arpeggi, sia che siano svisate di bottleneck (McCormick è un cultore sfegatato di Lowell George). Il tutto registrato con una meticolosa attenzione all’unitarietà del suono. Indifference Of Heaven raggiunge qui un’intensità struggente, Don’t Let Us Get Sick non è da meno, Splendid Isolation – da sempre presente nelle scalette live di Cody – oltre ad essere una delle più belle composizioni di Warren è anche un’intensa cover. Johnny Strikes Up The Band viene spogliata del suo groove rock e rivestita da un bel mandolino, Boom Boom Mancini è il brano che apre il disco, ben supportato dalla batteria di Kamman, Mutineer è un’altra canzone intensissima con la slide che tesse armonie sotto il cantato, Hula Hula Boys mantiene tutte le sue malinconiche atmosfere hawaiane e Cody la canta con maestria doppiando la propria voce come solo lui sa fare. Play It All Night Long si regge quasi in toto su un arrangiamento di spoglie percussioni, mentre il finale è affidato a Lord Byron’s Luggage una delle composizioni recenti di Zevon, ancora con Kamman alla batteria, e a una bella rilettura di Desperados Under The Eaves, uno dei capisaldi del repertorio zevoniano, che era anche in chiusura del suo primo imperdibile lavoro su Asylum. Il disco è disponibile in download sul sito http://philcody.bandcamp.com/

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