Archivio di agosto 2025

JIM PATTON & SHERRY BROKUS – Big Red Gibson/Harbortowne

di Paolo Baiotti

28 agosto 2025

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JIM PATTON & SHERRY BROKUS
BIG RED GIBSON (Berkalin 2023)
HARBORTOWNE (Berkalin 2024)

Abbiamo scritto più volte in passato dei coniugi Jim Patton e Sherry Brokus, coppia nella vita e nel lavoro, l’ultima volta nel 2022 in occasione della pubblicazione di Going The Distance. Questi sono i due dischi successivi, che rappresentano due versioni un po’ diverse della loro collaborazione che dura da più di 40 anni, dapprima con il gruppo folk/rock Edge City di Baltimora poi, in seguito allo spostamento in Texas a Austin, con una serie di dischi in coppia, sempre prodotti dall’amico chitarrista e tastierista Ron Flynt.
Big Red Gibson, settimo album pubblicato dalla coppia, è un ritorno a un suono rock, seppur sempre con un mix di elettrico e e acustico. Jim canta le principali parti soliste con Sherry ai cori, l’aiuto di Bettysoo (James McMurtry) alla voce, la chitarra elettrica di Cordy Lavery, la batteria di Steve McCarthy, il basso e le tastiere di Ron Flynt che ha sovrainteso alle registrazioni ai Jumping Dog Studios di Austin. La title track, la melodica Dead End Town, il folk-rock A Road That I Never Go Down, il pop-rock Janey Has A Locket, la ritmata Wild, Dumb & Unsatisfied rinvigorita da una chitarra psichedelica e la ballata I Still Believe In You posta in chiusura hanno attirato la nostra attenzione. Peccato per la partecipazione limitata di Sherry e per un paio di brani decisamente minori.
Harbortowne dal canto suo rappresenta il lato più folk del duo con una serie di canzoni legate ad una città immaginaria, con testi che esplorano temi rilevanti come la solitudine, i sogni andati a male, i piani abbandonati e quanto sia difficile per due persone andare d’accordo anche quando si amano e hanno a cuore il bene reciproco.
A partire dal folk della title track si respira un’atmosfera leggera dominata dalle chitarre acustiche di Jim, Rod, Rick Brotherton (Robert Earl Keen) e Bettysoo. Il disco si muove con eleganza tra il folk morbido di Never Going Back, una canzone iniziata nel ’69 e ripresa l’anno scorso in cui si inserisce il violino di Warren Hood (Lyle Lovett), When You Win The Lottery, altro brano fermo da alcuni anni sul fatto che sia necessario vincere alla lotteria per vivere decentemente in America, la sofferta ballata Missing You con gli archi, la briosa A Woman Like You, il country-folk Sally Brown, la pregevole ballata Until The Fire Is Gone e la conclusiva delicata Start Again in cui Sherry Brokus ha il suo primo ruolo solista dal 2019.
Harbortowne sembra più riuscito sia dal punto di vista compositivo che degli arrangiamenti; forse è più adatto all’attuale modo di scrivere e suonare del duo.
Cantautore semplice, poco pretenzioso e genuino, dotato di una voce discreta, Patton ha costruito una carriera solida senza picchi, ma anche senza cadute fragorose.

Paolo Baiotti

NOAH ZACHARIN – Points Of Light

di Paolo Baiotti

4 agosto 2025

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NOAH ZACHARIN
POINTS OF LIGHT
Sonic Peach 2024

Considerato uno dei cantautori canadesi più promettenti dell’ultimo decennio, Noah ha iniziato ad esibirsi a 14 anni, diventando musicista professionista alla fine del 2015. Nato a Montreal, si è trasferito da anni in una zona forestale nell’Ontario rurale vicino a Madoc, spostandosi ogni tanto in una baita isolata nella zona est del paese, chiamata Canadian Shield. Molto apprezzato come chitarrista per il suo fingerstyle, come autore e interprete dotato di una voce calda ed espressiva, nonché per i testi poetici, ha pubblicato il suo nono album Points Of Light nel 2024 prodotto da Danny Greenspoon, un mix di brani suonati da solo o con una band che comprende Russ Boswell al basso e Cary Craig alla batteria e percussioni, con alcuni ospiti, tra i quali Marc Ribot all’ukulele, Denis Keldie alle tastiere e Burke Carroll alla pedal steel.
Se i primi brani tra i quali Ten Tons Of Road, Bed Of Nails e la pregevole ballata So Much Work To Be Done sono influenzati dalla tradizione folk di artisti come Eric Andersen, James Taylor e David Wilcox, il disco vira verso il blues con What Have I Got To Show For It, traccia sciolta in cui si inserisce l’armonica di Roly Platt e il jazz con la swingata Lester Brown attraversata dalla tromba di Kevin Turcotte, tornando alla ballata folk con la dolente Tom Morrow. Nel finale la bluesata e pianistica Done Gone Gone è seguita dal pregevole strumentale acustico Something Like A River e dalla lunga e complessa Been A Long Day arrangiata con gli archi che chiude un disco meritevole di attenzione.

Paolo Baiotti