MICHAEL MENAGER – Line In The Water
MICHAEL MENAGER
LINE IN THE WATER
Autoprodotto 2023
Californiano nativo dell’area est di Los Angeles, ha studiato nella Bay Area durante gli anni sessanta laureandosi in letteratura, appassionato sia di autori storici che degli scrittori della Beat Generation. Nello stesso periodo si è avvicinato alla musica folk e blues partendo da Mississippi John Hart e Gary Davis per arrivare a Dylan, Waits e Townes Van Zandt. Dopo avere vissuto in Algeria e a Parigi è tornato in California e quindi in Oregon dove ha lavorato in diversi settori, suonando nel tempo libero. Nell’87, dopo una delusione personale, si è trasferito in Australia adattandosi a diversi lavori, ma dedicandosi con maggiore attenzione alla musica. L’amico cantautore Heath Cullen lo ha convinto ad esordire in età matura nel 2014 con Clean Exit seguito due anni dopo da Not The Express, entrambi prodotti da Cullen, abbracciando uno stile country-blues con influenze folk e bluegrass, un pizzico di jazz e rock and roll, in sostanza quello che viene definito “Americana”. Dopo una lunga pausa torna con Line In The Water in cui si è affidato nuovamente all’australiano, autore nel 2020 del pregevole Springtime In The Heart per il quale si era spostato a Los Angeles dove era stato prodotto da Joe Henry. Registrato nel New South Wales durante la pandemia, il disco conferma la solida scrittura folk di Menager, arricchito nel suono dai tipici tocchi essenziali e minimali del produttore che ha suonato batteria, banjo, violino e mandolino (il nome della band di accompagnamento The Devil’s Creek Rounders è fittizio, sono tutti alter ego di Heath).
Menager ha una voce folk espressiva e avvolgente, anche quando narra invece di cantare come nella bluesata title track. Line In The Water comprende nove tracce autografe e una cover, partendo con il folk What Is It Really That i Need? caratterizzato da interventi mirati del violino e di chitarra acustica, seguito da High Water Ahead che richiama il suono minimale e cadenzato di Tom Waits e dal blues Baby, I Can Change.
Tutti i brani fanno la loro figura; dovendo scegliere citerei ancora la melodica Autumn Flood On Devil’s Creek in cui spicca un’elettrica incisiva e l’acustica e drammatica Just This. Il disco è chiuso dall’unica cover, Home di Heath Cullen, una ballata arrangiata con un violino di matrice irlandese.
Sulla pagina Bandcamp dell’artista sono reperibili i suoi tre album.
Paolo Baiotti
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