ASHLEY E. NORTON – Call Of The Void
ASHLEY E NORTON
CALL OF THE VOID
Autoprodotto 2024
Ashley E Norton è nata a Boston, ma è californiana d’adozione, essendosi trasferita a Ramona nell’area di San Diego dopo un periodo passato in Arizona. Abbiamo scritto di lei alcuni anni fa quando, superata la pandemia, dopo avere fatto parte del duo indie/folk Whitheward, ha iniziato ad esibirsi in un altro duo con Stephanie Groot con il nome Lady Psychiatrist’s Booth pubblicando un ep e un album. Ora Ashley, che ha fatto parte di altri gruppi in passato (Delcoa, Ash & The Mondays, Dolly’s Revenge), si presenta da solista con un album registrato a Nashville prodotto da Johnny Garcia, chitarrista di Garth Brooks e Trisha Yearwood, accolto favorevolmente negli ambienti roots europei. Non è un disco country, bensì di Americana con venature country e pop che si adattano alla voce duttile e solida della cantante che ha scritto tutti i brani, alcuni con Garcia e Jimmy Mattingly, ad eccezione di una cover. Garcia ha suonato ogni strumento ad eccezione di violino e violoncello, lasciati a Mattingly (anche lui proveniente dalla band di Brooks).
L’apertura di America In Me lascia intendere le influenze tra roots e country di Ashley, mettendo in mostra la sua voce melodica un po’ alla Sheryl Crow e un accompagnamento essenziale in cui spicca la chitarra solista di Garcia. Le canzoni hanno una loro intensità, pur non tralasciando una certa leggerezza. Every Woman I Know è più dura e cadenzata, interpretata con tonalità più basse, mentre Baby Blue Jean ha un ritmo spezzato, venature country e una chitarra twangy. La cover di Going To California dei Led Zeppelin, che segue la ritmata title track, fa la sua figura anche se è diversa dal resto del repertorio, con gli archi piazzati al momento giusto. Proseguendo nell’ascolto emergono il roots-pop scorrevole di The Fortune Teller, in cui si apprezza l’apporto strumentale di Garcia, la bluesata I Only Think About You, il western-roots It Doesn’t Matter e la ballata Songbirds In The Stars posta in chiusura con un violino espressivo.
Pur denotando qualche incertezza nella scrittura, Call Of The Void è un esordio solista promettente.
Paolo Baiotti
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