PAUL DI’ANNO (1958-2024): Death Of A Metal Fighter
Nato nel 1958 a Chingford nell’Essex a pochi chilometri da Londra da un padre brasiliano e una madre inglese, Paul Andrews ha trascorso l’adolescenza suonando in gruppi rock e lavorando come cuoco e macellaio. Nel novembre del ’78 il batterista Doug Sampson lo segnala a Steve Harris; i due stanno cercando un cantante per gli Iron Maiden, una band di hard rock ancora sconosciuta e senza contratto. Paul, che aveva adottato il nome d’arte Di’Anno, viene assunto e completa il gruppo che aveva alla chitarra Dave Murray. Il sorprendente successo dell’Ep The Soundhouse Tapes, stampato originariamente in 5.000 copie e venduto quasi esclusivamente per corrispondenza nel periodo di maggiore successo del punk, li espone a una notevole pubblicità sulla rivista Sounds e attira l’attenzione di Rod Smallwood, già manager di Steve Harley che li contatta, diventa il loro manager e ottiene un contratto con la EMI nel decembre del ’79. Alla band si unisce il secondo chitarrista Dennis Stratton, mentre Clive Burr sostituisce Sampson per motivi di salute. Questo quintetto incide due brani per la seminale raccolta Metal For Muthas e il 14 aprile pubblica l’omonimo storico esordio. La voce di Paul, rauca e ruvida e il suo atteggiamento punk sono uno dei motivi del successo del disco, oltre alla notevole capacità strumentale dei colleghi e al livello elevato di scrittura. Prodotto da Will Malone, che la band ha criticato per la scarsa partecipazione alle incisioni durate un paio di settimane, il disco è accolto con favore dalla critica e con entusiasmo dal pubblico salendo al quarto posto in Gran Bretagna e nella top ten in Francia. Brani aspri e diretti come la title track, Charlotte The Harlot e Prowler si alternano alle ballate sulfuree Remember Tomorrow e Strangeworld e alla struttura complessa dell’epica Phantom Of The Opera e dello strumentale Transylvanya. Il timbro granuloso di Paul di adatta in modo sorprendente alle ballate e convince anche dal vivo come dimostra l’Ep Maiden Japan registrato a Nagoya nel maggio ’81 durante il tour del secondo album Killers che, pubblicato nel febbraio ’81, ottiene un successo inferiore in patria, ma amplia notevolmente la popolarità della band in Europa e negli Stati Uniti. Paul se la cava egregiamente anche in questo caso, specialmente nella dura Wratchild, nell’oscura title track e in Drifters, ma qualcosa si rompe nei rapporti personali con Harris, leader incontrastato del quintetto, durante l’interminabile tour di presentazione del disco; alla fine il cantante viene licenziato e sostituito da Bruce Dickinson, proveniente dai Samson. Ci sono diverse versioni sulla fine del rapporto: l’abuso di alcool e droga ammesso dallo stesso cantante, la sua incapacità di reggere la pressione dei tour, l’atteggiamento sul palco e l’immagine troppo punk.
La storia di successo di Paul sostanziamente finisce qui; si brucia in tre anni determinanti per la rinascità del metal inglese e per la creazione della base del successo planetario degli Iron Maiden, che esploderà con The Number Of The Beast, primo disco con Dickinson. Non che Paul si ritiri, ma i suoi progetti solisti o di gruppo non riescono mai ad emergere. Ci prova con la band Di’Anno che pubblica un album, con il supergruppo Gosmagog organizzato da Jonathan King senza esito nell’85, con i Battlezone e i Killers; la mancanza di un management solido, l’incapacità di gestione, un’assenza di continuità e i problemi di dipendenza danneggiano ogni progetto. Il disordine della sua vita è confermato dai cinque matrimoni e dai sei figli.
Nel nuovo millennio si trasferisce per qualche anno in Brasile dove forma una band con musicisti locali; nel 2008 invece si unisce a musicisti norvegesi girando parecchio in Scandinavia. Il pubblico lo segue soprattutto quando suona i brani dei due dischi degli Iron Maiden…c’è poco da fare, il materiale solista passa sempre in secondo piano. Nel 2010 pubblica l’autobiografia The Beast, aspra e sincera, l’anno dopo passa un paio di mesi in carcere in Gran Bretagna per truffa, poi riprende a suonare dal vivo con regolarità, anche perché è l’unica fonte di sostentamente non avendo un solido contratto discografico. Nel 2015 si aggravano vari problemi fisici e deve interrompere l’attività per qualche mese. Nel 2020 annuncia il ritiro dalle scene, tuttavia, dopo il periodo della pandemia, torna a cantare sporadicamente in sedia a rotelle; grazie a una raccolta di fondi e all’aiuto degli Iron Maiden viene operato a un ginocchio in Croazia, ma problematiche di vario genere (anca, diabete, ernia ombelicale) lo costringono al ritiro definitivo. Conquest Records, l’attuale casa discografica che ha appena pubblicato il cd/dvd The Book Of The Beast, un riassunto della sua turbolenta carriera, ha annunciato il 21 ottobre il decesso del cantante a Salisbury, per motivi non precisati.
Pur essendo passati più di quarant’anni dall’esordio con gli Iron Maiden, gli appassionati non hanno dimenticato la voce aspra e l’immagine potente e ruvida del cantante che ha caratterizzato due dischi storici che molti considerano i migliori della leggendaria band britannica.
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