ANDY ALEDORT – In A Dream

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ANDY ALEDORT
IN A DREAM
Long Song Records 2024

Andy Aledort è uno di quei musicisti molto apprezzati dai colleghi, ma poco conosciuti al di fuori di una nicchia. Nel 2009 ha pubblicato Put A Sock On It, l’esordio solista con The Groove Kings, ristampato recentemente dalla Long Song Records, seguito da un disco dal vivo e qualche anno dopo dal doppio Light Of Love, dischi autoprodotti difficilmente reperibili. Dal 2005 al 2014 è stato al fianco di Dickey Betts nei riformati Great Southern dopo il suo allontamento dalla Allman Brothers Band, spalleggiando il fumantino chitarrista e il figlio Duane in un trio di solisti di primo piano, come si può rilevare ascoltando ad esempio il doppio The Official Bootleg (Evangeline 2007) o l’altro doppio The Canyon Club Agoura Hills (Dickey Betts 2016). Ha anche partecipato a parecchi tour in tributo a Jimi Hendrix, ma la sua attività principale è quella didattica, avendo pubblicato numerosi dvd di istruzioni per chitarristi. Inoltre ha scritto per anni su Guitar World, dove ha intervistato colleghi come Stevie Ray Vaughan (è anche coautore di un libro su di lui con Alan Paul), Jeff Beck, Leslie West e Johnny Winter. Fortunatamente si è accorta di lui la nostrana Long Song Records del produttore Fabrizio Perissinotto che gli ha proposto di incidere un nuovo album solista con musicisti del giro della J & F Band: il bassista Joe Fonda, il batterista Tiziano Tononi, il sassofonista Jon Irabagon e il tastierista Pee Wee Durante, mettendogli a disposizione per due giorni lo studio Firehouse 12 a New Haven. Il risultato è un disco per amanti della chitarra, ma non solo, perché Andy se la cava anche dal punto di vista vocale e compositivo ed è riuscito a inserire tutte le sue principali influenze (J. Hendrix, Beatles, F. Zappa, J. Scofield, E. Clapton, S.R. Vaughan) destreggiandosi con personalità e in scioltezza tra blues, rock e jazz.
Il titolo si riferisce all’affermazione dell’artista che tre brani strumentali gli siano arrivati in sogno: Hymn che gli è comparso come una canzone suonata dalla Allman Brothers Band, una ballata romantica con echi indubbi del suono della grande band della Georgia in cui spiccano i momenti solisti di Andy, Jon e Pee Wee all’Hammond, Cotton Sham Melodies invece durante un’immaginaria jam con Sam The Sham dei Pharaos che può ricordare il jazz-rock dei Weather Report e In A Dream, come recita il titolo, morbido e raffinato. Oltre a questi strumentali Andy ha scelto tre cover e due brani autografi. Lawdy Mama è un tradizionale blues degli anni trenta riproposto seguendo la versione dei Cream con una chitarra potente e un intenso inserimento del sax, Can’t You See What You Are Doing To Me di Albert King è un funky-blues eseguito in modo esuberante con un primo assolo deflagrante e distorto di Andy, uno spazio solista per le tastiere di Durante, un secondo assolo bluesato dell’ospite David Grissom (Joe Ely, John Mellencamp) seguito dall’entrata del sax e dal ritorno della chitarra di Andy in una girandola di improvvisazioni prorompenti, Pali Gap una travolgente esecuzione jammata del brano di Jimi Hendrix, suggerito da Perissinotto, con una lunga introduzione e inserimenti ben dosati di un sax jazzato e dell’organo, con la batteria di Tononi spesso in controtempo. Le ultime due tracce strumentali composte dal chitarrista sono la robusta Passengers, la meno significativa del disco e Moonwaves che si muove tra rock e jazz con richiami zappiani.
Complimenti all’etichetta milanese per la produzione attenta e per il coraggio di proporre un musicista e uno stile che non sono sicuramente di moda, come d’altronde le altre pubblicazioni della label, contraddistinte dall’amore per l’improvvisazione.

Paolo Baiotti

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