JJ GREY & MOFRO – Olustee

olustee

JJ GREY & MOFRO
OLUSTEE
Alligator 2024

John Higginbotham, meglio conosciuto come ‘JJ Grey’ ha formato i Mofro a metà degli anni novanta con il chitarrista Daryl Hance. Entrambi domiciliati a Jacksonville in Florida hanno firmato il primo contratto nel 2001 con la Fog City esordendo con Blackwater. Sin dal titolo di questo disco è evidente l’ispirazione dei luoghi vissuti dal cantante (il Blackwater River e lo State Park che lo circondano), un tema che ritorna spesso nelle sue canzoni, come Lochloosa (un lago nel cuore della Florida) e On Palastine. Nel 2010 Hance viene sostituito da Andrew Trube, senza scossoni. Dopo cinque dischi con la Appaloosa JJ passa alla Provogue per Ol’ Glory del 2015, mantenendo lo stile che lo caratterizza tra rhythm and blues, southern soul e blues con un pizzico di southern rock, ideale per la sua voce soul potente, espressiva e modulata. Poi è seguita una lunga pausa finalmente interrotta da Olustee, titolo riferito al luogo della più grande battaglia della guerra civile americana in Florida a 80 km. da Jacksonville.
Che cosa è cambiato in questi nove anni in cui comunque la formazione ha continuato a suonare percorrendo gli Stati Uniti, soprattutto il sud, con qualche puntata in Giappone ed Europa (Italia esclusa ovviamente)? Parecchio nella band in cui rimane solo Todd Smallie al basso oltre ai due trombettisti, mentre alla batteria siede Craig Barnett, la chitarra passa a Pete Winders e le tastiere a Eric Brigmond, con nuovi membri anche al sax, trombone e cori, poco nella musica che segue le coordinate preferite da Grey, sempre più leader e per la prima volta anche produttore dell’album inciso come al solito nello studio Retrophonics di Saint Augustine dell’ingegnere del suono Jim Devito e pubblicato nuovamente dalla Alligator dopo la parentesi con la Provogue. Il cantante continua a raccontare storie della sua regione, di mitici personaggi locali, delle foreste e dei fiumi che lo circondano e che ama profondamente, nonché storie personali di successi e sconfitte, speranze e desideri, con l’intenzione di trasmettere un messaggio di rispetto per la natura e per le persone. Da anni impegnato in una fondazione che si occupa di proteggere l’habitat ittico delle coste della Florida, Grey riesce a dare con la sua musica un’impressione di sincerità e autenticità, anche per merito di una voce che è sicuramente tra le migliori del Sud.
L’iniziale ballata The Sea inserisce la novità di un avvolgente arrangiamento orchestrale della Budapest Symphony Orchestra che ritorna nella chiusura di Deeper Than Belief, ma con Top Of The World si passa a un nervoso funky-soul con le coriste che si contrappongono alla voce di JJ e i fiati protagonisti del break solista, seguito dalla notevole ballata On A Breeze profumata di gospel e dal rock incalzante della title track che ricorda nel testo gli incendi che nel ’98 danneggiarono l’est della Florida, irrobustita da una chitarra incisiva e dall’armonica di JJ. L’unica cover è una sontuosa ripresa della ballata Seminole Wind del cantante country John Anderson che la pubblicò sull’omonimo album del ’92, una canzone che critica la distruzione della natura per fini economici, arrangiata con le trombe in primo piano nel break solista. Il continuo saliscendi dovuto all’alternanza di tracce ritmate e lente prosegue con il trascinante errebi Wonderland seguito dalla morbida e raffinata Starry Night, con la pressante Free High che ricorda Sly & The Family Stone seguita dalla sofferta ballata soul Waiting in cui la voce è veramente al top, per terminare con il funky fiatistico di Rooster irrorato dalla chitarra solista e l’orchestrale Deeper Than Belief, traccia sofferta con il sorprendente flauto di Kenny Hamilton.
A questo punto l’importante è che non passino altri nove anni prima del prossimo album!

Paolo Baiotti

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