STEVE MEDNICK – 1952

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STEVE MEDNICK – 1952
Cottage Sound/Hemifran 2023

A tre anni di distanza da Enough, Steve pubblica il quindicesimo album di una carriera solista iniziata nel 2006 con Dark Ages Reprise: Songs in the Key of Gw. Avvocato di successo nato e residente in Connecticut, da sempre appassionato e coinvolto nelle tematiche dei diritti civili, ha trasferito questi interessi anche in ambito musicale pubblicando album impegnati che sembrano provenire da un’altra epoca, quando la musica folk/rock o almeno parte di essa aveva un significato profondo politico e sociale. I suoi testi parlano di democrazia, immigrazione, violazione dei diritti delle minoranze, mentre per quanto riguarda la musica l’ispirazione proviene dai classici degli anni sessanta e settanta.
Prodotto da Isaac Civitello che ha registrato nel suo Barn At The Cottage Sound di Middlebury in Connecticut e suonato batteria, chitarra e tastiere, 1952 si avvale della collaborazione di Karl Allweier (basso e chitarra) e Brett Calabrese (chitarra e tastiere), con Steve alla chitarra, piano e tastiere. E’ un album di rock melodico in cui la chitarra è quasi sempre in primo piano, sia in tracce più ritmate come l’opener Version Of The Truth e la robusta This Place, che nei mid-tempo Lost And Found e Reading The Signs.
La voce un po’ monocorde può ricordare a tratti Bob Dylan o Mark Knopfler, che è anche un’ispirazione per la tonalità della chitarra, mentre gli argomenti trattati nei testi sono più personali rispetto ad altre occasioni: la nostalgica Fulton Hill introdotta dall’armonica di Eddie Seville, la dolente It Hurts Me con un assolo debitore di David Gilmour e After All These Years, una riflessione sulla sua vita dopo avere compiuto 70 anni, esemplificano questa scelta. Non a caso nelle note del disco Steve scrive: “Each and every morning I look mortality straight in the eye and declare: ‘There is still so much to do! Don’t mess with me! Please?’ ”. Proprio After All These Years è la traccia più ambiziosa del disco sviluppandosi in 13’: una ballata malinconica con l’acustica che accompagna la voce in un crescendo progressivo quando entra l’elettrica con inserimenti calibrati che portano a un cambio di ritmo e a un indurimento del suono fino a metà della canzone, quando rallenta nuovamente con un’acustica raffinata in appoggio e una ritmica efficace, per aprirsi ad un break strumentale guidato dalla solista di Allweier.
1952 è un disco meritevole di attenzione, consigliato soprattutto agli appassionati di rock classico.

Paolo Baiotti

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