THE VAD VUC – Album Postumo

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The Vad Vuc – Album postumo (VadVuc/IRD 2022)

A dispetto del titolo, i Vad Vuc non si sono sciolti, la band di combat folk elvetica ha dato alle stampe alla fine dello scorso anno un nuovo disco di inediti, a seguito della precedente produzione che era di fatto un’antologia.

Sulla breccia praticamente da una vita il combo ticinese ha messo insieme un disco tutto nuovo dalla produzione accuratissima (in parte registrato nelle celebri Officine Meccaniche di Mauro Pagani) e dai contenuti mai scontati, incentrati su una sorta di concept che rivolge la sua attenzione al mondo della violenza nelle sue più svariate manifestazioni: razzismo, bullismo, pregiudizi, omicidi, indifferenza, violenza domestica, guerra, abusi.

Con il suo armamentario a base di strumenti d’ogni genere, dalle chitarre ai synth passando per violini, bouzouki, flauti, fisarmoniche, batteria, mandolini e fiati l’immaginario sonoro allestito dalla decina di musicisti titolari acquista uno spessore che ricorda i migliori Modena City Ramblers (per inciso quelli del primo disco), complice anche il crossover tra italiano e dialetto ticinese che ben si adatta (proprio come lo faceva il modenese) ai ritmi combat folk d’ispirazione irish.

Non solo zumpa zumpa però, ci sono anche i brani più intimi e riflessivi come ci insegna l’introspettiva e triste storia dell’impiegato di banca frustrato e malato terminale che decide di divenire un pirata (Pirata è il titolo del brano), composizione supportata da un quartetto d’archi, così come il brano iniziale Non sappiamo chi siamo è arricchito dalla banda Osiris.

E di ospiti ce ne sono diversi e titolati nel disco postumo dei Vad Vuc, sicuramente di gran vaglia è la collaborazione con Enrico Ruggeri che presta la voce a Mago di Cantone.

Nell’evocativa Checkpoint Charlie (nulla a che vedere con Little Steven) c’è addirittura, presa in prestito, la voce di Giorgio Gaber, tratta da L’elogio della schiavitù.

Tra le cose più simpatiche meno “pesanti” c’è la speditissima Maltràinsema che sembra una sorta di manifesto del gruppo con i vari soggetti che si presentano, e come dimenticare l’ironica Il paese dove va tutto bene?

Neri o bianchi che siano è invece più diretta e disillusa, col dito puntato contro i social e il loro deleterio effetto sulla gente: il brano è tratto da una poesia di Ernesto Brega ed è stato scelto come canzone dell’anno nel 2021 dalla Stampa Svizzera.

Un can è un inno contro la guerra, Il nostro eroe è di nuovo all’insegna dell’atmosfera irlandese, quindi in dirittura d’arrivo c’è l’ultimo ospite del disco, l’irrinunciabile dirimpettaio del gruppo Davide Van De Sfroos, che canta nell’esilarante Lo scozzese ubriaco. Il finale però riporta al tema principale del disco, in punta di fisarmonica e pianoforte con un brano sulla violenza domestica, molto toccante.

Paolo Crazy Carnevale

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