THE STRANGE FLOWERS – Crossing A Wasteland

STRANGE

THE STRANGE FLOWERS
CROSSING A WASTELAND
Onde Italiane/Rubber Soul 2022

Pubblicato in download e streaming su Bandcamp da Area Pirata e in edizione limitata in vinile (300 copie numerate) da Rubber Soul Records, emanazione dell’omonimo negozio torinese, Crossing A Wasteland è il nono album degli Strange Flowers, registrato nel periodo della pandemia. La band, nata a Pisa nel periodo più vivo del garage rock italiano alla fine degli anni ottanta e sempre guidata dalla voce e chitarra di Michele Marinò che ne rappresenta l’elemento di continuità, si è caratterizzata per un suono ruvido venato da influenze psichedeliche con incursioni nell’indie-pop, nella new wave, nello space-rock e nel folk che risultano evidenti anche in questo album nel quale cercano comunque di aggiornare il suono non fossilizzandosi sul loro passato e ammorbidendosi con l’inserimento di ballate avvolgenti. Le circostanze non hanno favorito la loro tormentata carriera, a partire dalla pubblicazione dell’album d’esordio Music For Austronauts avvenuta solo nel 1993, due anni dopo la registrazione del disco.
Il quartetto attuale comprende altri due membri fondatori, Giovanni Bruno alla chitarra solista e Alessandro Pardini al basso, oltre al giovane batterista Valerio Bartolini, insieme dalla registrazione di Songs For Imaginary Movies del 2020. Dopo lo strumentale Street Market In The Sea presentano uno dei pezzi forti del disco, la psichedelica Extremities Somehow in cui spicca la solista incisiva di Bruno. Lascia un po’ perplessi la scelta di Marinò di cantare con voce filtrata in alcune tracce, ma è un difetto che non inficia la riuscita complessiva del disco nel quale spiccano la ballata elettroacustica Mother Of The Eagles, l’intima Thinking Of Brian On A Foggy Day con il piano di Alessio Pascucci, Dressed In Light And Tears con la sensuale voce narrante di Sarah Scacchi Gracco su un tappeto sonoro new-wave con un finale psichedelico e l’intensa e trascinante Horses introdotta dal basso pulsante di Pardini. Nel finale dopo un paio di episodi minori, emerge l’impatto del muro chitarristico di Wasteland, degna chiusura di un album meritevole di attenzione.

Paolo Baiotti

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