AA.VV. – Americana Railroad

V.A. - Americana Railroad (1)

Various Artists – Americana Railroad (Renew/BMG 2021)

I treni, nell’immaginario musicale americano hanno sempre avuto un posto in primo piano: in un paese immenso con distanze enormi da coprire, la ferrovia è stata un progresso importante, peccato a discapito di due eccidi imperdonabili come quello dei nativi e quello dei bisonti che fecero le spese – gli uni e gli altri – dell’avanzare della cosiddetta civiltà.

I treni, i macchinisti e la ferrovia sono stati protagonisti di fior di canzoni, da Chattanooga Choo Choo a Midnight Special, passando per Kansas City Southern e i classici più tradizionali tipo Orange Blossom Special che l’incedere delle locomotive ce li hanno fin dal ritmo sferragliante su cui sono costruite. C’è gente come Johnny Cash che ha scritto e interpretato decine di canzoni ferroviarie, e ci sono gli eroi dell’epopea ferroviaria come Joe Hill e Casey John, sulle cui leggende si basano numerose canzoni.

Va da sé che qualcuno abbia avuto l’idea di fare un disco dedicato a questi temi: parliamo di Carla Olson, già leader dei Textones e sparring partner di Gene Clark a metà anni ottanta. La Olson, rockettara di razza, con conoscenza profonda della materia, ha chiamato a sé una serie di colleghi, talvolta molto blasonati, tal altra più di nicchia, ma comunque tutti all’altezza della situazione, per registrare i brani destinati al progetto. Qualcuno si è limitato a fornire qualcosa che aveva già pronto nel cassetto e magari già pubblicato, qualcun altro invece si è rimesso in gioco accettando la sfida ex novo. Quel che conta è che il doppio vinile uscito col titolo di Americana Railroad è un bel disco, con una serie di belle cover non sempre scontate, alcune davvero eccellenti, altre basate su brani poco noti o addirittura opera dell’interprete stesso, come è il caso della fantastica song d’apertura, Here Comes That Train Again scritta da Stephen McCarthy per i Long Ryders e qui da lui rifatta insieme alla Olson (con cui ha attivo un progetto come duo). Robert Rex Waller Jr., si mantiene sullo stesso livello qualitativo con una grintosa cover di The Conductor Wore Black, ripescata dal repertorio dei Rank & File, anche qui c’è la Olson ai cori. Rocky Burnette gioca facile con la classica Mistery Train e il risultato è anche in questo caso tra le cose più interessanti del doppio album, tra gli accompagnatori ci sono il mitico Barry Goldberg alle tastiere e Mickey Raphael all’armonica.

Peter Case gioca invece a fare le cose spartane e in quasi totale solitudine (c’è solo la seconda voce di Jesse DeNatale) rifà This Train nell’arrangiamento che fu di Sister Rosetta Thorpe. Chiude la prima facciata il leone di Berkeley, John Fogerty che offre al progetto la City of New Orleans di Steve Goodman apparsa nel suo album inciso coi figli durante i vari lockdown.
Marrakesh Express ripresa dai Dustbowl Revival apre il secondo lato senza entusiasmare, assolutamente meglio Kai Clark che omaggia la musica la musica del suo immenso padre con Train Leaves Here This Mornin’. Gene Clark era uno che aveva l’ossessione dei treni e questa ossessione tornava di tanto in tanto nelle sue composizioni, Kai offre la versione incisa per il suo disco solista che conta su begli intrecci di chitarra (Done Ian all’elettrica, Kevin Post alla pedal steel e lo stesso Kai all’acustica), il violino è una delle ultime cose incise dal vecchio Byron Berline prima di salutarci per sempre.

Grande energia per la versione di Train Kept A Rollin’ affidata alle cure del trio di Gary Myrick, poi Dave Alvin crea un’atmosfera molto western per Southern Chief, dal lui stesso scritta in coppia con Bill Morrissey, a quanto ci risulta appositamente per il progetto della Olson. Più stucchevole la 500 Miles di Alice Howe, meglio Deborah Poppink con una minimale rilettura della celeberrima People Get Ready di Curtis Mayfield.

Dom Flemons alfiere dell’old time music pedemontana di nuova generazione si cimenta con un brano di sua composizione intitolato Steel Pony Blues dal titolo molto eloquente, il risultato sembra provenire da un’epoca lontana, come si addice all’old time music. John York è uno che non frequenta molto gli ambienti discografici: negli anni sessanta è stato bassista del Sir Douglas Quintet e ha fatto parte della band d’accompagnamento dei Mamas & Papas, il suo nome è però rimasto indissolubilmente legato ai Byrds con cui ha inciso due dischi (tra cui il noto Ballad of Easy Rider). Poi è quasi sparito dalla circolazione, continuando a fare musica senza scopi commerciali, salvo tornare a far parlare di sé per progetti legati alla celebrazione dei Byrds o a livello di titolare per collaborazioni più sperimentali spesso condivise con Chris Darrow. Carla Olson, complice il comune legame con lo scomparso Gene Clark, lo ha voluto a bordo del suo treno e il risultato è una riuscitissima cover della Runaway Train di John Stewart, molto country rock.

Tra i musicisti ferrovieri più noti c’è sicuramente Jimmie Rodgers, i suoi blues yodel sono rimasti celeberrimi nella storia della musica americana delle origini: Paul Burch e Fats Kaplan ci regalano una perfetta ripresa della sua Waiting For A Train. Il terzo lato del disco si chiude con la Freight Train di Elizabeth Cotton eseguita da AJ Haynes degli Sheratones con estrema bravura e ispirazione.

Carla Olson e Brian Ray rockano alla grande su Whiskey Train dei Procol Harum, poi James Intveld è interprete dell’unico brano della raccolta proposto due volte, se la prima versione di Mistery Train era più filologicamente legata a quella di Elvis, qui l’arrangiamento vira più su uno shuffle blues ugualmente godibile.

Robert Rex Waller Jr. ci accompagna verso la fine del disco con una superba interpretazione di Midnight Rail del mai abbastanza rimpianto Steve Young, cantata con voce che profuma di Texas: le chitarre sono opera della Olson e di Todd Wolfe.

La chiusura rivede in pista McCarthy e la Olson con un altro brano di Gene Clark (pubblicato nel frattempo anche sul loro disco in duo) intitolato significativamente i Remember The Railroad, McCarthy ne è la voce principale e ci delizia con i suoi lavori di ricamo sia al mandolino che alle chitarre.

Paolo Crazy Carnevale

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