JOHANNA LILLVIK – The Love Hate Syndrome

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JOHANNA LILLVIK
THE LOVE HATE SYNDROME
Paraply Records 2022

Si è parlato di Johanna in occasione della pubblicazione dell’album dei Blues Escape, una collaborazione tra la giovane cantante svedese e la blues band Hill Blue Unit che è sfociata in un disco dopo numerosi concerti in jazz e blues clubs dei paesi nordici in cui si sono fusi New Orleans jazz, blues, gospel, soul, musica latina, voodoo e boogie.
Ora Johanna, cantante molto particolare dotata di notevole personalità nata a Boras, compositrice che ha studiato la musica folk nordica, ha lavorato con il Circle du Soleil ed esordito nel 2017 come solista con un EP cantautorale, torna come solista con il primo album di lunga durata, The Love Hate Syndrome da lei prodotto, in cui suona il piano e ha scritto musica e testi. La Lillvik ha una voce armoniosa e sicura, con una buona estensione che si presta alla natura molto varia del materiale, che spazia dall’intenso al sensuale, dal melodico al ritmato, dal rock al pop con una strumentazione che ingloba fiati e fisarmonica. Si può avvertire qualche somiglianza con Kate Bush, Nina Hagen o Diamanda Galas, tre esempi che testimoniano la versatilità del materiale. L’aiuto più rilevante è quello di di Kim Gunneriusson (proveniente dai Citizen K) che ha registrato e ha suonato chitarra e batteria.
Tra i brani spiccano la ballata Feels Like Streaming, l’intensa Gospel Of Nut dai contorni orientaleggianti e sensuali in cui Johanna mette in luce una notevole duttilità vocale e una teatralità non comune, Modern Woman in cui viene rivendicata in modo beffardo e ironico l’indipendenza femminile, Mothers Blues in cui torna alle atmosfere dei Blues Escape e l’eterea Make Haste posta in chiusura. Stupiscono le sventagliate rock di Busted, aspra e funkeggiante, il cabaret mitteleuropeo di Je Suis Charlie un po’ confuso ed eccessivamente ricco di elementi diversi e Wolves, vocalmente complessa, in cui si inserisce la fisarmonica di Jonathan Larsson.
The Love Hate Syndrome è un disco decisamente interessante, che merita un ascolto approfondito.

Paolo Baiotti

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