Charlie Tornado 2021

Charlie tornado

Carlotta Risso in arte Charlie la conobbi all’inizio del 2018, grazie ai cantautori amici comuni Max Manfredi e Claudio Roncone, in un suo concerto a Verona ed essendo entrambi di Genova, diventati a nostra volta amici. Vista poi piacevolmente in altre due occasioni su di un palco, una volta in Piemonte, assieme ad un carissimo amico, purtroppo pochi giorni fa scomparso, e ancora con mia moglie in uno splendido show in quel di Genova. Il suo primo album, sul quale trovate da leggere su Late For The Sky cartaceo numero 133, era molto country folk oriented e la sua piacevole voce era esaltata da questo genere che molto le si confaceva. In virtù di questo avevo notevolmente spinto poiché conoscesse e cantasse lo splendido brano di Guy Clark Desperados Waitin for a Train, cosa che peraltro sin’ora non è successa.
Non è successa poiché la bella e dotata cantautrice si è improvvisamente orientata su di un genere che l’ha portata da un’altra parte, ovvero a cercare nuove strade ed orientamenti musicali sicuramente più confacenti ai momenti musicali attuali e a, forse, una ricerca di maggior visibilità, soprattutto verso un pubblico più giovane sensibilmente più orientato a un qualcosa che possa soddisfarlo maggiormente, e a suscitarne interesse più di quanto non potesse fare una musica ricca e bella indubbiamente, ma pregna di vestigia country e folk, che effettivamente non sappiamo quanto potesse attecchire per un pubblico giovanile attuale. Fatto sta che è indubbio che il suo precedente album, caratterizzato anche da una splendida copertina, sia un disco veramente bello e stracolmo di pathos , e questo suo secondo lavoro indubbiamente prenda direzioni e strade diverse.
Per questi motivi inizialmente, per un purista come me, affezionato a tematiche musicali ancorate a gloriosi periodi precedenti lo stacco sia stato di iniziale difficile digestione fermo restante che ne fossi ugualmente restato colpito ed anche reconditamente affascinato.
Ed inoltre grazie a mia moglie che aveva subitaneamente captato con piacere e grande interesse il cambiamento dell’artista e che io stesso provassi energie e sentimenti sottopelle per questo suo nuovo album ulteriori ripetuti ascolti hanno accresciuto il fascino di cui effettivamente questo lavoro è pregno. E messo da parte il desiderio di sentire Charlie proporre la splendida Desperados Waitin’ for a Train che continuo a reputare brano perfetto per la sua voce e personalità, sono come in un tunnel entrato in questa sua nuova dimensione e non riesco più a uscirne ammaliato ed incantato in primis, sempre, dalla sua voce, e poi dalla novella direzione che la sua impronta artistica ha intrapreso. Chiariamo subito che un importante trait d’union tra passato e presente è dato da Tornado, brano che peraltro lei gia proponeva dal vivo nelle sue precedenti fattenze country folk, anche se bisogna parlare in questo caso di rock perché detto brano, e non a caso si titola Tornado, è imperiosamente e furentemente figlio di quel capolavoro elettrico di Neil Young, Like a Hurricane, straordinario brano del 1978 facente parte del disco American Stars’n’ Bars. Orbene questo pezzo di Carlotta Risso, la quale, evidenziamolo bene, si scrive da sola tutti gli otto brani del suo album, risente come detto del fascino del pezzo younghiano ma nel contempo è una canzone dall’incedere splendido che la sua voce arricchisce bellamente e che ce lo fa immediatamente amare in modo viscerale. Come prima accennato i brani sono otto e trenta i minuti di questo breve ma intensissimo disco, anche se un paio di canzoni in più non avrebbero sfigurato. Resto sempre dell’idea che album di 70/75 minuti come spesso ormai accade per riempire gli ottanta minuti dei cd, siano spesso esagerati, ma anche i trenta minuti in questo caso siano un pochino parchi e un paio di segmenti in più ci avrebbero avvicinato ai canonici classici minutaggi di circa 40 minuti che restano, a mio parere, la lunghezza perfetta per qualsiasi album. Tornando a Tornado, album, i suoni ma in special modo le atmosfere sono decisamente moderni pur non essendo ne invasivi ne figli di esagerata tecnologia. Ma traspirano e trasudano voglia non so se di sperimentazione o di nuovo e bisogna dire che ci riescono, non vorrei ripetermi, ma il punto vincente è la voce della Risso, che splendidamente si amalgama con queste atmosfere indie/sognatrici/pop un pochetto ambient, un pochino eteree, alquanto innovative e dense di un non so che di elettrico che si sente nell’aria, un qualcosa che affascina, magari non al primo ascolto, ma che poi resta come una dolce pennellata che lascia la sua scia di colore che non si disperderà ma anzi porterà l’ascoltatore a voler ribearsi di dette magiche arie. Esempio lampante del connubio tra voce e rifulgenti note musicali è Crossoroads, ma come non restare avvinti e affascinati dall’incedere sincopato della seducente We’re Even, arrangiata in modo superbo. Il poker d’assi resta la voce dell’artista ed il ricco piatto di fiches che la attorniano, ovvero strumentazioni, musicisti che la supportano, produzione perfetta, testi e musiche, rendono il tutto vincente. Charlie Risso suona la chitarra elettrica e lo stesso dicasi per Marco Ferretti, la stessa Charlie usa l’elettrica come pur fanno Mattia Cominotto e Tristan Martinelli, alla batteria Saverio Malaspina e Davide Zalaffi, al basso Cominotto e Martinelli e al cello Rachele Rebaudengo. Come detto tutti i pezzi a firma della Charlie che se le scrive, se le canta e se le suona , diremmo mirabilmente e la produzione, esemplare, è affidata al duo Cominotto –Martinelli.
Un accenno finale al bel quadro che rappresenta la copertina a cura di Jemma Powell.
Superfluo dire che consigliamo Tornado senza remore e con gran convinzione .

Ronald Stancanelli

IMG_20180217_222835

Tags:

Non è più possibile commentare.