HEATH CULLEN – Springtime In The Heart

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HEATH CULLEN
SPRINGTIME IN THE HEART
Five By Nine 2020

L’australiano Heath Cullen è un bel personaggio. Sguardo tra il tenebroso e il piratesco, cappello e lunghe basette, eleganza un po’ casuale, ci tiene ad avere un pubblico molto affezionato visto che i suoi dischi sono reperibili solo tramita la sua pagina su Bandcamp e che su www.heathcullen.com è possibile sostenerne l’attività con diverse modalità, ottenendo registrazioni personalizzate.
Residente a Candelo, un villaggio a sud di Sidney, non è un novellino: ha esordito nel 2010 con A Storm Was Coming But I Didn’t Feel Nothing, seguito nel 2013 da The Still And The Steep registrato a Los Angeles con ospiti Marc Ribot, Jim Keltner e Larry Taylor e nel 2015 da Outsiders in cui è stato accompagnato da The Imposters, la band di Elvis Costello. Dopo quasi cinque anni torna con un disco prodotto da Joe Henry (il primo dopo i problemi di salute del 2019), registrato a Los Angeles in tre giorni senza prove, con musicisti di primo piano abituati a collaborare con il produttore: Jay Bellerose (batteria), Jennifer Condos (basso), Levon Henry (fiati), Patrick Warren (tastiere) e Adam Levy (chitarra).
I riferimenti musicali di Cullen sono sicuramente il primo Tom Waits e il Nick Cave più tenebroso, oltre a icone come Leonard Cohen, Johnny Cash e Bob Dylan. L’influenza di Henry è evidente nella scelta di un suono minimale, ma Heath ha una personalità e un’eleganza che emergono sia nella voce che nei testi, interessanti e personali, scritti con la macchina da scrivere come nel secolo scorso.
Things Are Looking Up è la ballata che apre il disco con un testo ottimista sul futuro dell’umanità nonostante i danni causati alla natura. Seguono The Song Always Remembers, caratterizzata da influenze irish e da un testo ispirato dagli incendi che hanno devastato l’Australia e Song That I Know, cantata con tonalità più sporche che richiamano Waits, con un pizzico di raucedine in meno. La sofferta Cowboy Truths è dedicata a Sam Shepard ed è stata scritta il giorno del suo decesso, mentre Hurry Your Heart è una ballata pianistica con un testo molto intimo e personale. Non ci sono punti deboli in questo disco, che prosegue con The Shape Of Your Name che incrocia Waits e Cave, con la dolente e desolata The Last Match e con la morbida Home. La title track, ispirata dallo stile del maestro Cohen, risulta una delle tracce migliori dell’album, che si chiude con l’unica cover, la sontuosa ballata Kill Switch (T-Bone Burnett) in cui piano e clarinetto guidano il crescendo strumentale.
Springtime In The Heart è un disco di qualità superiore, Heath Cullen un artista di cui sentiremo ancora parlare.

Paolo Baiotti

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