JOANNE SHAW TAYLOR – Reckless Heart

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JOANNE SHAW TAYLOR
RECKLESS HEART
Silvertone/Sony 2019

Scoperta nel 2002 a 16 anni da Dave Stewart degli Eurythmics, ispirata da Jimi Hendrix, Albert Collins e Stevie Ray Vaughan, Joanne ha esordito nel 2009 con White Sugar, seguito l’anno dopo da Diamonds in The Dirt, entrambi su Ruf. Lo stesso anno è stata dichiarata migliore cantante ai British Blues Awards, premio vinto anche nel 2011. Nel 2012 ha accompagnato Annie Lennox al concerto celebrativo del Giubileo britannico, affrontando la prova senza timori o esitazioni. The Dirty Truth e Wild, quarto e quinto disco in studio, sono stati incisi negli Stati Uniti a Memphis e Nashville, dopo il trasferimento dalla madre patria a Detroit. Nel 2018 ha firmato per la Sony, facendosi produrre e mixare in Michigan a poche miglia da casa dall’amico Al Sutton (Greta Van Fleet, Kid Rock) il nuovo album Reckless Heart, nel quale suonano alcuni dei migliori session men locali. Il blues-rock di matrice britannica dei primi tempi si è modernizzato, senza perdere le radici, valorizzando maggiormente le tonalità vocali sporche e arrocchite della Taylor, aggiungendo un pizzico di aggressività e delle venature soul, con dei testi personali influenzati dai momenti positivi e negativi della relazione sentimentale vissuta durante le registrazioni.
L’impetuoso opener In The Mood, con una voce e una chitarra abrasiva e un piano incisivo è seguito dal rock-blues venato di cori gospel di All My Love e dal mid-tempo soul The Best Thing in cui Joanne conferma la duttilità della sua voce, supportata dall’organo di Chris Cadish. L’up-tempo Bad Love è ornato da un rabbioso assolo di elettrica, mentre Creepin’ ricorda il rock potente dei Bad Company, come la successiva ballata I’ve Been Loving You Too Long, che non è quella di Otis Redding, ma non sfigura affatto, a partire dall’intro chitarristica, proseguendo con la sentita interpretazione vocale e con un assolo veemente e drammatico. L’intima e sofferta title track guidata dal basso pulsante di James Simonson, in cui si inseriscono con moderazioni gli archi e dei cori avvolgenti e l’elettroacustica Break My Heart Away ribadiscono la scelta di variare maggiormente il suono, puntando sulla scrittura e sulle doti vocali della Taylor, che si lascia andare nell’energica New 89, passando all’acustica in Jake’s Boogie e chiudendo con la sobria e malinconica ballata It’s Only Lonely.
Un disco che si muove agilmente tra rock, soul e blues, inserendo la Taylor tra le artiste di punta di un genere nel quale la componente femminile è sempre più essenziale.

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