JOHN PINAMONTI – The Usual

pinamonti[698]

JOHN PINAMONTI
THE USUAL
www.pinamonti.com 2015

Nel corso di una carriera ventennale nella quale ha inciso sei albums, il californiano John Pinamonti, nato a Los Angeles e cresciuto tra Texas (San Antonio) e Oregon (Portland) si è ricavato una nicchia in ambito roots music, con una voce personale e una capacità strumentale in costante crescita. Influenzato da uno zio violinista e chitarrista che gli ha regalato la prima chitarra elettrica, ha affinato le sue doti seguendo on the road per quattro anni il batterista del Ghana Obo Addy, uno dei primi musicisti africani che cercò di miscelare musica folk tradizionale e pop occidentale. Dopo questa esperienza ha deciso di avviare una carriera solista con Tragico Magico (Gregor Records ’97), seguito da quattro dischi nel primo decennio del nuovo millennio e più recentemente da The Usual, pubblicato a cinque anni di distanza da End Of Smith. Accompagnato dalla sezione ritmica formata da Joe Ongie (basso) e Steve Goulding (batteria), con l’aggiunta di un manipolo di amici, John ha inciso il suo album più personale e maturo sia nei testi che negli arrangiamenti, pur evidenziando limiti compositivi difficilmente superabili. Tuttavia, pur tra alti e bassi, The Usual è un disco di discreto livello che scorre veloce, fin dalla fluida partenza di Rough And Ready, traccia elettroacustica nella quale spicca la presenza del violino di Heather Hardy, proseguendo con la ballata Forget Everything You’ve Learned impreziosita dalla chitarra acustica spagnoleggiante di Danny Weiss e dalla fisarmonica di Gavin Smith, la riflessiva Thursday Night Is Alright e la sommessa There Will Come A Day. Prevalgono i ritmi lenti anche nell’acustica High, seguita dal rock elettrico di I Want It Now con la lap steel di Josh Roy Brown che ricorda i Dire Straits più grintosi e dalla mossa City Of Angels rinvigorita da una sezione di fiati. Tuttavia la dimensione migliore di Pinamonti si ritrova nel mid-tempo scorrevole di Mother’s Nature Son e di In Plain Sight e nelle ballate You, con un’armonica delicata e The Way The Wind Blows con un riuscito arrangiamento fiatistico. In chiusura l’unica cover, il folk tradizionale I Can’t Feel At Home In This World Anymore della Carter Family, eseguito da John al banjo e voce.

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